Partì dunque il Venier, con dodici galee ben armate. Una impresa poco conosciuta del grande eroe
Di Ecce Leo
Non mi stancherò mai di ripetere… leggere e cercare, noi Veneti abbiamo quintali di storia alle spalle che tutti ci invidiano…
Pochi mesi prima dell’inizio delle ostilità turco/veneziane del 1570, chiamate successivamente, guerra di Cipro o quarta guerra turco/veneziana , il nostro ben conosciuto Sebastiano Venier veniva nominato Provveditor di Corfù. E mentre le armate navali della Lega Santa si stavano preparando per l’eminente guerra, sebbene egli fosse già età avanzata, ma considerato da tutti ancora uomo di grande valore, il nostro futuro Capitano Generale da Mar, nonostante gli anni, conservava in effetti gli spiriti ribelli della gioventù. Decise così, nell’ attesa e per ingannare il tempo, d’impiegare le poche forze navali che aveva a disposizione. Su consiglio di Emanuele Mormori, persona valorosa ed esperta di quelle contrade, decise d’ espugnare la fortezza turca di Soppoto, posta proprio dirimpetto all’isola di Corfù, nella regione turca dell’Albania .Partì dunque il Venier, con dodici galee ben armate, poste sotto il comando del Provveditor da Mar Giacopo Celsi e passato il canale di Corfù, sbarcò la sua artiglieria nonché le armate di terra comandate da Natale da Crema, allora capitano di tutta la milizia di Corfù.
Il Capitano delle Milizie, con parte delle sue armate, fu inviato a sbarrare i passi di montagna, affinché eventuali soccorsi nemici fossero per tempo bloccati negli angusti passaggi, impedendo cosi al Turco di fornire aiuto al castello, di cui presto si pose l’assedio. Una volta posti i cannoni veneziani in batteria, iniziarono a bombardare prima il Castello da Terra, quindi quello da Mare della fortezza di Soporto.
Presto si creò un varco nelle mura per le nostre truppe, tanto che i soldati turchi, certi di essere sconfitti e massacrati, durante la notte e prima dell’assalto finale, preferirono abbonare in gran segreto le rovine del maniero. La mattina successiva i Veneti penetrarono nella fortezza senza combattere e subito issarono sul Castello di Terra, la nostra gloriosa Bandiera di San Marco. Gli abitanti delle campagne soggetti al castello e i loro vicini, saputo della conquista veneziana, si posero senza indugio e spontaneamente sotto le ali protettrici del Veneto Leone.
da Historia Venetiana di Paolo Paruta, Tomo II°.
in allegato da una stampa dell’epoca, la fortezza e la dislocazione dei cannoni veneti, nella successiva, il passo di montagna bloccato dal Capitano Manoli Marmori.