NOTATE CHE MANCA LA “Z” COME NELLE PARLATE VENETE AFFINI AL VENEZIANO, DI OGGI (es. Casso… veneto, cazzo, italiano 😀 )
Magari non ho più la granitica certezza di quanto scrissi nel 2009 sulla relazione tra sloveno e venetico, ma qualche cosa, in questo caso, pare proprio esserci… mentre in altri casi, le traduzioni degli studiosi sloveni sono proprio forzate.
I Veneti antichi e gli Sloveni, da OSTI JAREJ a OSTANI JAR
L’altro giorno riflettevo sulla maniera i salutarsi, in uso tra i Bellunesi. Si scambiano un”Sani!” che interpreto come “Restiamo sani, in salute”. Ebbene la stessa espressione era in uso tra i Veneti antichi, se vogliamo prestar fede a una particolare traduzione che compare nel volume “I VENETI, progenitori dell’uomo europeo” scritto da Jozko Savli, Matej Bor (accademico sloveno) e Ivan Tomazic, a proposito di una iscrizione incisa su una situla rinvenuta sul Carso: compare infatti OSTI JAREJ, assolutamente simile alle parole OSTANI JAR che in sloveno significa appunto RESTA GIOVANE, SANO.
La correlazione tra le due brevi frasi, venetica e slovena è assolutamente non equivoca, e se poi la aggiungiamo ad altre traduzioni ottenute tramite lo sloveno (prendendo sia lo sloveno moderno, che sue le forme dialettali, e antiche) non vi è, almeno per me, alcun dubbio che i nostri antenati parlavano un protoslavo. Del resto anche il celebre glottologo Giacomo Devoto e altri studiosi dell’Italia preromana fanno provenire i Veneti antichi da un’area situata nell’Est dell’Europa, sotto il mar Baltico.
Mi piace quindi pensare che i miei concittadini bellunesi abbiano conservato, a distanza di molti secoli, un modo di salutare che era un’espressione usata anche dai nostri antenati. Del resto, molti toponimi del luogo si spiegano in questa maniera. Il più eclatante è Vas, borgo sulle rive del Piave, che in sloveno significa proprio “villaggio”.
Purtroppo gli accademici italiani che per primi tentarono invano, a differenza dei tre sloveni di cui ho citato il lavoro, di tradurre le duecento frasi venetiche pervenute, erano specialisti in lingue romanze, mentre uno studioso di lingue slave avrebbe avuto la strada spianata, in casi come questo. Ma anche di fronte a tali evidenze, si continua a sostenere che il venetico si è formato autonomamente, come la civiltà veneta; spuntata praticamente dal nulla, al di là dei vari reperti (linguistici e materiali) che ne assegnano un percorso ben diverso e molto più vasto.
Cito a questo punto la biografia di San Colombano scritta nel 615 D.C. in cui per descrivere le popolazioni Slave dell’areale occupato oggi dalla Slovenia, si usa il termine Veneti: “termini Venetorum, qui et Sclavi dicuntur”, cioè Veneti che si chiamano anche Slavi.
Se l'articolo ti è piaciuto condividilo su:
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
https://archive.org/details/CoppoDelSitoDeListriaAIosephoFaustino1540Images/page/n7?q=“Coppo+Del+sito+de+listria”
Cosi scrive il nostro noto concittadino Pietro Coppo dell istria , e la sua popolazione prima dell˙arrivo dei Romani.