VENEZIA E IL CONTROLLO SUI ‘PIACERI DELLA CARNE’. salsedine e licenziosita’ ;)
Di Elena Vanzan Marchini
Premessa: La nostra Capitale contava più di 200 chiese, la religiosità era diffusa e praticata, ma le enormi ricchezze che circolavano, alimentavano anche il giro d’affari delle prostitute. Con un pragmatismo che le era proprio, il governo veneto, cosciente di non poter eliminare le tentazioni della carne, e convinto anzi del’utilità sociale del meretricio, in quanto distoglieva la gioventù dalla sodomia (all’epoca considerata contro la legge naturale e combattuta), ne regolamentava in ogni dettaglio l’attività). Ecco cosa riporta la Vanzan Marchini.
“Alcuni viaggiatori stranieri avanzarono alcune ardite interpretazioni antropologiche sui costumi sessuali dei veneziani: _ Dal momento che la Repubblica credeva evidentemente che la salsedine di cui è impregnato questo clima rendesse la licenziosità recidiva e senza rimedi, giudicò di poter fronteggiare ciò offrendo abitazioni alle cortigiane e stabilendo tra loro un ordinamento che contribuisse al loro normale mantenimento. Si conferì la gestione di tutte queste ragazze di vita a una matrona dignitosa, la quale tenesse la cassa delle entrate derivanti dalla loro professione, suddividendo poi il denaro mensilmente e dando a ciascuna in proporzione del merito che si era guadagnato.
Questa saggia condotta sistemò così bene le cortigiane e le moltiplicò a tal punto che la Repubblica non ebbe più il timore che Venezia ne sarebbe mai stata priva. Ogni strada e canale ne è abbondantemente fornito. Esse stazionano di solito alle loro finestre e ai loro poggioli, con vivaci nastrini sulla testa, e sfoggiando ogni seduzione, per attrarre i loro clienti. Ma se costoro hanno la reputazione di essere le più ben fatte d’Italia, l’hanno anche per il fatto di offrire generosamente dei doni che impediscono di dimenticarle per lungo tempo _
SAINT DISDIER, La ville et la Republique de Venise 1685
da Venezia, luoghi di paure e voluttà, Vanzan Marchini, ed. della Laguna.