1797: VENETI IMBELLI? NON ERA PROPRIO COSI’
Un interessante panorama del mondo veneto dal punto di vista militare dopo la caduta di Venezia. Molti Veneti, privi ormai della propria Patria, dimostrarono i loro talenti nell’arte della guerra (come si diceva allora) servendo altre bandiere. Ce ne dà uno spaccato veritiero lo storico Piero Del Negro: il quale non è certo tenero con gli aristocratici veneziani, ma il brano ve l’ho proposto onde sfatare la leggenda perdurante dei Veneti caga-soto, che, avendone avuto il modo, si seppero battere con grande onore. Purtroppo per noi andò come sappiamo e oggi siamo costretti, malgrado la nostra grande storia di Nazione alle spalle, ad elemosinare un po’ di improbabile autonomia dal governo centralista romano di stampo franco-napoleonico, che credo difficilmente la concederà.
Che in ogni caso Venezia e il Veneto (Terraferma n.d.r.) avessero ancora delle risorse militari, lo testimonia l’età rivoluzionaria napoleonica, che vide, tra l’altro, parecchi ufficiali appartenuti all’esercito della Serenissima, dare un rilevante apporto all’esercito cisalpino-italico (due ministri della guerra, sette generali, otto colonnelli ecc. ) e persino alcuni ex patrizi veneziani, distinguersi in uniforme tanto per mare (ad esempio quel Nicolò Antonio Pasqualigo che Byron celebrò “quale ultimo figlio della Repubblica”) quanto per terra (quando Stendhal apprese la morte del suo amico veneziano Lodovico Widmann, un colonnello dell’esercito italico, che comandava una delle compagnie d’onore del vice re Eugenio de Beauharnais durante la campagna di Russia, scisse nel suo diario un eloquente “Aiace è morto!”).
Non va infine dimenticato che nel 1848-9 Venezia, la città che cinquant’anni prima si era arresa a Bonaparte senza combattere e che la letteratura romantica considerava ormai un ammasso di rovine, riuscì, grazie a un convinto appoggio popolare, e di una marina più veneta che asburgica, a schiacciare gli austriaci e a resistere a un assedio durato quattordici mesi.
Se è vero che tutto ciò non può essere messo in conto se non in misura parziale all’eredità militare della Serenissima, è altrettanto vero che soprattutto alla luce degli avvenimenti del 1848-9 che si può affermare che la scomparse della Repubblica di san Marco non fu il risultato di una presunta incapacità militare dei Veneti, ma bensì di una scelta politico-militare del patriziato diventata irreversibile sul filo dei decenni.
Tratto da “Istituzioni politiche e militari tra sei e settecento” di di Piero Del Negro.
Società, economia, Istituzioni, CiErre edizioni.