1848 / 49 – LA SECONDA REPUBBLICA VENETA – 2^ Parte
di Stefano Zannoni
I metodi “Italiani”: la nascita di una Nazione Agenti prezzolati nelle Province Venete offrono pranzi e cene cercando di spostare il popolo in favore di Carlo Alberto; nascono due partiti: Repubblicani e Realisti.
Tramite l’aiuto delle parrocchie vengono indette elezioni a Venezia creando cosi un assemblea di circa 200 deputati.
Manin pensa che allearsi con Carlo Alberto possa cambiare le sorti dello Stato Veneto ma conosce bene le intenzioni e condizioni di Carlo Alberto, condizioni che sa bene non essere accettabili da parte del Popolo Veneto.
Il 4 Luglio sera viene convocata l’ assemblea dei deputati nella sala del maggior consiglio e si espone la grave situazione si decide per l’annessione, Tommaseo è nettamente contrario, Manin si appella all’assemblea ribadendo la sua fedeltà alla Repubblica e invocando una temporanea annessione per ragioni di comune difesa.
La fusione passa al voto bollata come temporanea.
Manin si dimette lanciando un “Ci rivedremo a guerra finita”.
Gli ultimi atti del primo governo Manin risalgono al 4 luglio 1848 e con questi si riducevano ulteriormente i dazi sulle derrate alimentari e si cercava di risolvere delle questioni connesse ai prestiti pubblici che erano stati usati per finanziare la Repubblica.
I tre commissari piemontesi hanno invece compiti precisi e Manin pur sapendolo deve salvare la faccia.
Il primo atto del nuovo governo (No 1) e quello di annettere unilateralmente Venezia e Lombardia al Regno di Sardegna.
Tutto in puro stile giacobino 1797 con la pretesa di aver l’approvazione del popolo.
Cessa la Repubblica Veneta, nasce il Regno dell’Alta Italia.
Con i seguenti atti si cambiano gli ispettori scolastici, si cambiano i vertici delle prefetture e si incitano i cittadini alla guerra ed all’odio accanito verso gli Austriaci.
Successivamente iniziando con l’atto No 8 si ordina un prelievo forzato dell’oro appartenente ai cittadini e si introduce una tassa (atto No 9 simile all’IRPEF dei giorni nostri) sulle pensioni e stipendi con aliquote fino al 50% colpendo anche le classi più basse.
Preoccupazione del governo sabaudo sono ovviamente i cittadini armati e con l’atto No 10 si ordina la confisca di tutte le armi private.
Non bastasse tutto ciò si anticipano pure i pagamenti delle imposte (No 11).
Dopo la prima razzia si mette in azione un meccanismo ancor più sofisticato degno delle menti criminali dei giorni d’oggi: per decreto si crea la Banca di Venezia per farci confluire tutte le transazioni, i prestiti ed i depositi in oro e argento.
Nel frattempo i piemontesi vengono sconfitti a Custoza e con questi i loro piani rapaci.
Il malcontento comincia quindi a dilagare per cui l’ 8 agosto con l’atto No 22 si proibiscono di adunate pubbliche imponendo pene molto severe.
I Savoia confermano l’annessione e con l’atto No 28 del 7 agosto 1848 “Legge Eugenio” viene annunciata la Cessazione della Repubblica Veneta e la creazione del Regno dell’Alta Italia “L’effimera Padania dell’800”, viene anche cambiata la bandiera in piazza San Marco e viene issata quella dei Savoia.
A questo punto per motivi che esulano dalla comprensibilità con il il metro dei giorni nostri avviene una presa di coscienza da parte del popolo.
Si scrive che la ragione fosse dovuta alla mancanza di notizie e comunicati ufficiali sugli eventi e decisioni del governo, la vera spiegazione si trova altrove, forse nascosta nella coscienza stessa dei Veneziani.
Quello che succede è che l’11 Agosto una grande massa di persone si aduna in piazza San Marco con serie intenzioni di linciare i commissari al grido di: “Abbasso il governo regio, W Manin”.