27 APRILE 1797, ARRIVANO I “LIBERATORI” a VERONA
Questa nota capita a proposito, dopo che ho letto della protesta dei consiglieri veronesi del PD perché la giunta ha deciso di spendere 2000 euro dei cittadini per la riproduzione della magnifica “bandiera contarina” proposta dall’ambiente dei cattolici tradizionalisti della città, capitanati dall’irriducibile Maurizio Ruggiero. Molti veneti non condivideranno le sue idee, ma certamente lui e i suoi amici hanno tutto il nostro appoggio quando si tratta di omaggiare la memoria della Repubblica più giusta e amata della storia dell’occidente cristiano.
Ecco, anche per loro (quelli del pd, intendo), una ripassata di quanto hanno combinato i loro diretti antenati, protetti dall’invasore, proprio nella loro bellissima città, quella “Verona fidelis” che versò tanto sangue per restare libera sotto le ali del Leone, purtroppo ormai morente. Ma come l’araba Fenice, ora LUI sembra di nuovo risorto, e questo pare sconvolgerli. … E poi qualcuno dice che leggere la storia non serve.. serve, serve..
Vinta la strenua difesa popolare, il 27 aprile 1797 i francesi dell’armata napoleonica entrano in Verona. Essendo venuti a “liberare il popolo”, arraffano i beni dei poveri, custoditi al Monte di Pietà, forse come anticipo dei loro servizi. Vengono poi imposte contribuzioni enormi, ma più scellerati di loro si rivelano i pochi giacobini veronesi, i quali, inalberando la coccarda tricolore sui cappelli, propongono di mutar persino nome alla città , così restia ad apprezzare le idee rivoluzionarie, poi, non contenti, auspicano la decapitazione pubblica di tutti i capofamiglia arruolatisi nella difesa disperata.
Il 6 maggio iniziano dopo processi farsa le fucilazioni dei veri o presunti capi della rivolta, e ne va di mezzo anche un santo frate, il quale aveva scritto in una lettera che i giacobini erano peggio dei cannibali, poiché i primi offendono l’uomo, i secondi l’uomo e Dio.
Nei mesi seguenti i filo francesi si sfogano a elevare alberi della libertà e piramidi dappertutto, a scoronare persino la Madonna del Popolo, la cui immagine è custodita nella cattedrale, impadronendosi dei suoi ori. Le viene negato persino il titolo di Regina, dovendosi d’ora in avanti accontentare del semplice “Cittadina Madonna”. Non contenti, caldeggiano l’iniziativa di bruciare tutti i confessionali, vogliono mitragliare in stradone San Fermo tutti gli ecclesiastici. Persino le arche scaligere danno fastidio ai fautori del “nuovo mondo” orwelliano, poiché erette in regime non democratico.
Dopo queste sparate, per fortuna non accolte dai francesi i quali si accontentavano di rubare tutto il possibile, vengono proclamate le elezioni “democratiche” in cui la città martirizzata, doveva consacrare i nuovi padroni con il viatico dell’appoggio popolare. Purtroppo però, le liste dei rappresentanti in qualche modo legati al vecchio ordine sono di gran lunga le più votate, per cui il generale Bonaparte, democraticamente decide di annullare i responsi delle urne ed eleggere quelli che avevano perso le elezioni.
Il vescovo della città aveva scampato per un solo voto il plotone di esecuzione, si era rifiutato di benedire l’albero della libertà. Viene imprigionato di nuovo, questa volta perché si rifiuta di concedere il divorzio ad un ufficiale francese.
Insomma, si vede per la prima volta la Follia governare sovrana, partorita dall’Ideologia. Atteggiamenti del tutto simili li troveremo poi nelle manifestazioni dei totalitarismi del 900. da Hitler, a Stalin, a Pol Pot ed è impossibile non riconoscerne l’origine nella rivoluzione francese.
Fonte: Comitato Pasque Veronesi