La seta a Venezia
di Antonella Todesco
I primi tessuti in seta prodotti a Venezia vennero arricchiti con filamenti d’oro e d’argento. Si trattava della cosiddetta tessitura “auroserica” la cui tecnica venne introdotta in città grazie all’amore di un imperatore per una bella dama veneziana.
Si racconta infatti che l’Imperatore Enrico IV, in visita a Venezia si fosse innamorato di Polissena Michiel alla quale donó una preziosissima veste in seta con ricami in oro.
Per confezionarla egli mise a disposizione di maestranze locali un suo famoso tessitore, tal Antiope, e queste poterono così impararne il procedimento.
Gli artigiani che iniziarono a lavorare stoffe di seta furono detti “testori de pani de seda” o “samiteri”; essi, nel 1488, chiesero ai Dieci di riunirsi in una Schola e nel 1634, dal primo piccolo locale ricavato nel convento dei Gesuiti, oramai potenti, si trasferirono in un grande edificio posto accanto all’Abbazia della Misericordia nel sestiere di Cannaregio.
Grossi quantitativi di seta, superiori a ogni precedente, giunsero così dalla Persia via Aleppo, dove, nonostante una certa concorrenza francese , i veneziani erano di gran lunga i mercanti occidentali più importanti e dove, nel 1549 essi trasferirono da Damasco il loro principale consolato siriano. Anche da Bisanzio la Repubblica ottenne speciali privilegi per il commercio della seta che altri non possedevano: uno tra questi la libertà di traffico esentasse.
Il mercato principale di queste sete però non era Venezia, dato che i setaioli veneti usavano un tipo di seta più leggera che si coltivava presso Bassano, ma si trovava al di là delle Alpi, a Norimberga, Francoforte e a Colonia. Le prospere città tedesche acquistavano dal Veneto seta e cotone e a questi prodotti facevano capo anche altri prodotti “coloniali” come lo zucchero e le spezie.