ALBANIA VENETA: GLI STATUTI DI SCUTARI, RISPETTATI DA VENEZIA.
Venezia a Scutari e in Albania: gli statuti e il loro ruolo
Recuperati dopo quasi sette secoli dalla originaria stesura nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia da Lucia Nadin, che ne dava notizia nel 1997 nella Conferenza Scientifica dell’Università Luigi Gurakuqi di Scutari dedicata alla illustre figura dell’albanologo Carlo Tagliavini, gli Statuti di Scutari vedono ora la luce in una accurata edizione critica, introdotti da una serie di studi che ne mettono in rilievo i caratteri essenziali e la importante posizione nell’ambito delle vicende albanesi e adriatiche del secoli XIV e XV.
Lungo oltre un secolo gli Statuti, nati nella prima metà del Trecento, accompagnarono la vita di Scutari senza grandi modifiche. Il testo – già esistente prima del 1346-1349 – sembra essere passato attraverso i vari cambiamenti di regime senza difficoltà. Questo vale anche per il più radicale dei cambiamenti, quando Giorgio Balsa cedette la città a Venezia.
Chi abbia conoscenza delle pratiche veneziane in materia di statuti non trova affatto sorprendente che la città sia entrata nel nuovo regime con i vecchi statuti.
La comunità doveva essere amministrata adeguandosi – per quanto possibile – agli Statuti e alle consuetudini, naturalmente facendo salvo il rispetto dovuto a Dio e alla Dominante.
La disponibilità veneziana a conservare le tradizioni normative locali la ritroviamo senza difficoltà in molti altri luoghi dell’Albania veneziana (Drivasto, Antivari, Dulcigno, Alessio).
Non stupirà quindi se gli Statuti scutarini siano stati rinvenuti proprio a Venezia, se si considerano gli stretti rapporti che la città di San Marco intratteneva con Scutari e con l’Albania settentrionale. Dal 1396 ai primi mesi del 1479 sul castello di Rasafa sventolò la bandiera marciana e, dopo la caduta della città, gli scutarini che per mesi avevano resistito all’assedio ottomano, si trasferirono a Venezia.
Nella città lagunare si costituirono veri e propri circoli di profughi per tenere vive le tradizioni albanesi e, per la parte di loro socialmente più qualificata, si trattò di vedere riconosciuta la propria origine aristocratica dal patriziato veneto.
Ma non bisogna dimenticare che nella città lagunare la comunità albanese si era già radicata e il segno più evidente di tale presenza era dato dalla sua confraternita, la scuola istituita fina dal 1442, posta sotto la protezione della Vergine Maria e dei santi Gallo e Maurizio, la cui sede ancora oggi porta sulla facciata l’elegante bassorilievo che ricorda l’eroica difesa di Scutari del 1474.
Per altri particolari: http://www.albanianews.it/…/2446-albania-mediovale-statuti-…