Anche Palladio alla Casa Bianca. (Ma non solo).
di Luigina Pizzolato
C’è chi ritiene che anche un uso sapiente dell’architettura abbia contribuito a creare l’identità di un Paese come l’America. La Casa Bianca, sede della Presidenza degli Stati Uniti e uno dei simboli del Paese, è in forme palladiane. Così come il Campidoglio, edificio sormontato da una cupola centrale che raccorda due ali, è ispirato alla Villa Capra, detta La Rotonda, prezioso gioiello alle porte di Vicenza.
Fu il terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, autore della Dichiarazione d’Indipendenza e amante delle arti e della cultura, a voler dare una forte connotazione alla nuova nazione attraverso l’ arte, la bellezza del paesaggio e l’armonia del vivere, ispirati all’ ideale palladiano.
Nel 1784, la Repubblica di Venezia era stata il primo governo a riconoscere l’indipendenza degli Stati Uniti d’America. Nel 1786 Jefferson arrivò a Venezia con una delegazione composta anche da Thomas Moore e Benjamin Franklin, per prendere visione delle leggi della Serenissima ed adottarle, dopo opportune modifiche, per la Costituzione degli Stati Uniti. Costituzione che è tuttora in vigore in quel Paese.
A Venezia, nella Repubblica Serenissima, venne Jefferson a prendere i fondamenti per quello che anche ora tutti ritengono un ordinamento modello. E copiare la ”civiltà della villa”, nata nelle nostre terre, per importare il buon vivere, l’ armonia con la natura, nel Paese che usciva da lotte sanguinose. Dettagli che non molti conoscono e che non sono riportati nei testi scolastici. Nel 1784, la Repubblica di Venezia era stata il primo governo a riconoscere l’indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Andrea di Pietro della Gondola, figlio di un umile ”tajapiera” padovano, per noi veneti non avrebbe bisogno di presentazioni, è sinonimo di architettura.
Ma non solo per noi, la sua grandezza infatti era arrivata Oltreoceano. Una tale grandezza che nel 2010 il 111º Congresso degli Stati Uniti d’America ha dichiarato Andrea Palladio «Padre dell’architettura americana».
Questo anche in considerazione del fatto che «i monumenti architettonici americani ispirati sia direttamente sia indirettamente dagli scritti, dalle illustrazioni e dai progetti di Palladio formano una grande e inestimabile parte dell’eredità culturale della Nazione» e che «I Quattro Libri dell’Architettura» furono la fonte a cui molti dei grandi edifici classici americani dei secoli XIX e XX trassero ispirazione.
Il discepolo di Palladio Vincenzo Scamozzi, nella sua terra natale, portò a termine numerose opere del maestro, tra cui il celebre Teatro Olimpico a Vicenza. Il Neopalladianesimo riscuoterà un notevole successo fino al XIX secolo. L’architettura del Palladio dal Veneto ebbe rapida diffusione in tutta Europa. Andrea Palladio stesso venne riconosciuto come il precursore del Neoclassico, il suo stile influenzò le opere di architetti inglesi come Inigo Jones (1573-1652) il primo a importare il neoclassicismo Oltremanica, e Christopher Wren (1632-1723 ). Tra le opere di Wren non si può non ricordare la celeberrima cattedrale di Saint Paul a Londra.
Il poeta tedesco Wolfgang Goethe, giunto in Veneto nell’autunno (era giusto un 22 settembre,1786) nel suo ”Viaggio in Italia” racconta la bellezza delle donne vicentine (vedi nota sotto) e la dolcezza del paesaggio. Dopo Roma, Vicenza è la città che più apprezza per le sue meraviglie, definendola ”città teatro” per le scenografie create dagli edifici.
E così descrive le opere palladiane ammirate a Vicenza: «V’è davvero alcunché di divino nei suoi progetti, né meno della forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza.».
Mentre tanti stranieri le studiano e le apprezzano, quanti di noi Veneti conoscono le bellezze che hanno fuori della porta di casa?
http://www.visitpalladio.com/palladianesimo/stati-uniti-d-america
Nota : “Trovo delle creature leggiadre in tutto e per tutto; parecchie, specialmente quelle coi capelli neri e ricciuti, m’ispirano una simpatia particolare. Ve n’è anche di bionde, ma queste non sono tanto di mio gusto”
(Johann Wolfgang von Goethe, Italienische Reise, Viaggio in Italia 1786-1788, Vicenza 22 settembre 1786).