“Canòpi e nobilomeni. Storia e miniere nell’Agordino”
di Carla Sitran
“Non è un saggio storico: ma un racconto, basato su fonti certe e storiche”. Sergio Tazzer autore di “Canòpi e nobilomeni. Storia e miniere nell’Agordino” da poco in libreria, tiene a precisarlo sin dalle prime righe.
Una miniera nel bellunese, una città della Boemia, il cognome di una famiglia: sono questi i tre elementi alla base della ricerca storica che ha portato il giornalista, già direttore delle sedi Rai di Venenzia e Trento, a scrivere di fatto la storia di due classi sociali: chi estraeva (i minatori della valle Imperina) e chi “gestiva” ovvero la classe dirigente del tempo, appunto i “nobilomeni” veneziani a cui i “canòpi” fornivano importante materia prima. Ne esce lo spaccato di economia di altri tempi, stesa su più secoli.
Il libro, dopo l’anteprima a Belluno, è stato presentato in Agordino. Il lavoro di Tazzer va a coprire un “buco” di documentazione per certi versi curioso se si considera che le miniere dellaValle Imperina furono il fulcro dell’economia agordina per oltre cinque secoli.
L’importante giacimento è collocato a pochi chilometri da Agordo. Fin dal ‘400, forniva alla Repubblica di Venezia ferro, argento, rame, zinco, piombo e mercurio. Storia gloriosa quella di queste miniere, chiuse nel 1962 e il cui sito è oggi al centro di un’importante opera di recupero e salvaguardia architettonica e culturale.
Tazzer ha voluto tracciare le tappe della storia delle miniere dalle origini fino alla fine del ‘700, sottolineando quanto esse siano state forte motore nell’economia dell’Agordino tra il XV e il XVIII secolo. Una miniera che, grazie alla famiglia Crotta, prima, e alla Repubblica di Venezia, poi, diventò una delle più importanti d’Europa, prima del lento declino e definitiva chiusura dall’800 agli anni Sessanta del secolo scorso.
Importanti per l’economia bellunese e veneta, le miniere furono anche luogo di incontro tra culture. Tedeschi e boemi arrivarono perlavorare nelle profondità del sottosuolo delle montagne bellunesi e in questa terra si stanziarono, influenzando gli abitanti di queste valli con le loro tradizioni e con la loro lingua. Knappen è la parola tedesca da cui deriva l’italiana canòpi: i minatori, gli uomini che in Valle Imperina e in altri giacimenti del Bellunese estraevano e lavoravano il minerale.
Alcuni di questi canòpi stanziatisi nell’Agordino giunsero dalle remote regioni della Boemia, fino a dove Tazzer ha spinto la sua ricerca. La città di Kutná Hora, tra il XIV e il XVI secolo importante centro di estrazione dell’argento e seconda città della Boemia dopo Praga, prestò all’Agordino molti minatori. Alcuni di loro qui si stanziarono dando i natali a varie famiglie bellunesi, tra cui…i Tazzer.
Sviluppando la ricerca storica, l’autore ha trovato l’origine nella lontana Boemia della sua e di molte altre famiglie (gli Andrich, i Dell’Osbel, i Ganz, i Mottes, i Tazzer, gli Zais, e molti altri) insediatesi tra le montagne bellunesi dell’Agordino più di cinque secoli fa e ancora esistenti. Una ricerca che ha portato alla luce nuove ed importanti notizie storiche per il territorio bellunese, privo, fino ad oggi, di uno studio sull’evoluzione dell’attività delle miniere agordine.