CASSANDRA FEDELE: TRA LE DONNE VENETE DA RICORDARE
L’Associazione Europa Veneta è lieta di annunciare di aver contribuito all’intitolazione della nuova residenza Universitaria di Venezia per gli studenti di Ca’ Foscari e IUAV. Venerdì 12 luglio 2019 è stato, infatti, presentato agli organi di stampa e informazione il progetto di rigenerazione e ristrutturazione della Residenza universitaria di Via Fratelli Bandiera a Marghera, realizzato grazie anche a un cofinanziamento ministeriale.
Questa nuova struttura porterà il nome glorioso di Cassandra Fedele, umanista veneziana di primo livello, il cui ricordo si era quasi del tutto perduto e che invece, con questa iniziativa, riemergerà dall’oblio storico, aggiungendo all’identità veneta un tassello di storia che merita di essere fatto conoscere al mondo.
Tale intitolazione, giova sottolinearlo, appare del tutto coerente con gli spazi universitari veneziani che questo innovativo progetto intende aprire all’uso pubblico.
CASSANDRA FEDELE: VITA ED OPERE
Cassandra Fedele è stata una grande umanista veneta, nata a Venezia nel 1465.
Proveniente da un’importante famiglia milanese alleata dei Visconti, era figlia di Angelo Fedele e della veneziana Barbara Leoni. Ebbe un fratello, Alessandro, e tre sorelle: Cristina, Maddalena e Polissena.
La famiglia paterna, nel corso delle lotte civili con il partito rivale dei Torriani tra Duecento e Trecento, era stata costretta all’esilio disperdendosi nelle città dell’Italia settentrionale.
Il padre, sempre citato nelle fonti accanto alla figlia come dotto di filosofia e cultore delle lettere greche e latine, avviò presto la fanciulla agli studi letterari in cui Cassandra rivelò eccezionali doti di apprendimento.
A dodici anni lei dominava già le lingue classiche e passò alla dialettica e alla filosofia, in cui ebbe maestro il Padre veneziano dei Servi di Maria Gasparino Borro, dottore in teologia. In una lettera a un ignoto destinatario, con una sensibilità e una delicatezza che contraddistinguono le pagine migliori dei suo epistolario, la Fedeli descrive le asprezze in cui si imbatteva negli scritti di Aristotele.
Le fonti sono discordi a proposito di una produzione poetica giovanile e sulle sue doti di improvvisatrice. Cassandra avrebbe composto versi latini all’impronta, accompagnandosi con la chitarra, per altri avrebbe scritto poesie latine e volgari per poi cantarle. Di queste liriche non resta traccia; la poesia rappresentò, comunque, per lei uno svago occasionale rispetto ai più importanti studi umanistici.
Scrisse quindi, in latino e in volgare, saggi e orazioni e lettere, e corrispose con umanisti e corti.
La Fedele, le cui doti intellettuali erano già in parte rinomate in ambiente veneto, fu incaricata nel 1487 di ricevere le insegne dottorali per conto di Bertuccio Lamberti, suo parente e canonico di Concordia e protonotaro apostolico; diede così dimostrazione delle proprie capacità, pronunciando una famosa orazione in lode delle scienze e delle arti, che costituisce un primato che solo di recente è riemerso dal dimenticatoio.
Cassandra Fedele pronunciò l’orazione davanti al Senato Accademico dell’Università di Padova dando luogo ad un evento eccezionale in un’epoca in cui le donne non avevano accesso ad un’istruzione universitaria, fatto che portò all’autrice grande fama in tutta Europa.
L’Oratio pro Bertucio Lamberto fu stampata a Venezia da Girolamo de Sanctis e Giovanni Lucilio Santritter il 19 gennaio 1488, poi di nuovo a Venezia e a Norimberga nel 1489 ed infine a Modena nel 1494.
Il successo dell’orazione la mise in contatto epistolare con letterati e sovrani di tutta Europa. Il suo epistolario, formato da centoventi tre lettere datate tra il 1487 e il 1498, e una, in data 1521, diretta a Papa Leone X (nato Giovanni di Lorenzo de’ Medici), annovera tra i corrispondenti Niccolò Leonico Tomeo, Marcantonio Sabellico, Eleonora d’Aragona duchessa di Ferrara, Ferdinando II d’Aragona, Luigi XII re di Francia, Isabella di Castiglia, che la invitò a trasferirsi presso la sua corte, e Angelo Poliziano, il quale le rese visita nel 1491, poi descrivendola in una lettera a Lorenzo de’ Medici come «cosa mirabile…; discretissima et meis oculis etiam bella».
Sotto il Doge Agostin Barbarigo, nel 1492, la Repubblica Veneta le impose di non lasciare Venezia avendo bisogno della sua presenza nelle circostanze ufficiali. Infatti, in occasione dell’arrivo della legazione bergamasca, Cassandra deve pronunciare davanti al Senato e al Doge un discorso De laudibus literarum, che resta il suo lascito più interessante.
LA MORTE
Nonostante la sua salute precaria, e la preoccupante povertà in cui si trovò causa un naufragio in cui perse i suoi averi,, Cassandra Fedele non si perse mai d’animo, e continuò a lavorare, come priora di un orfanotrofio, fino all’età di novantatré anni. Alla sua morte, sopraggiunta nel marzo del 1558, fu accompagnata, da una solenne processione, nella Chiesa di San Domenico, dove il suo corpo fu deposto su una lastra di marmo con il capo cinto d’alloro ed i suoi libri preferiti in mano.
Delle sue opere, purtroppo, resta molto poco, ed il suo libro De ordine scientiarum, non è mai stato trovato.
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