CASTELLI E FORTIFICAZIONI DELLA SERENISSIMA LOMBARDIA VENETA
di Gualtiero Scapini.
Prima parte
Alla fine del primo ventennio del 1400 la potenza viscontea stava sempre più perdendo vigore, ragion per cui il Senato della Serenissima Repubblica di Venezia confermò la decisione di espandere il proprio dominio a occidente. La politica espansiva della Serenissima si svolse, come sempre quando possibile, oltre che con la forza militare, anche e soprattutto con l’azione diplomatica.
Alle comunità della Lombardia occidentale Venezia presentava vantaggi politici, diplomatici ed economici, autonomia amministrativa, sgravi fiscali e commerciali impensabili nel dominio visconteo. Grazie a questa politica il Leone di San Marco conquistò in meno di due secoli un territorio che partiva dall’Istria e arrivava fino alla sponda orientale dell’Adda.
Dopo le prime acquisizioni del 1339, quando Venezia annesse le città di Treviso e Conegliano, si sviluppò l’espansione verso ovest. Nel 1395 fu annessa Rovigo, nel 1404 Vicenza, nel 1406 Verona, finché il 24 novembre 1426, Brescia si affrancò dal dominio dei Visconti e fece atto di dedizione alla Serenissima. Due anni dopo anche Bergamo ne seguì l’esempio. Circa vent’anni dopo, in seguito alla vittoria veneziana, anche Crema, abbandonata dai Visconti, decise di darsi a Venezia.
Nell’acquisire una nuova città con relativo territorio, il Senato ne ordinava la verifica delle difese, per stabilire se dovessero essere conservate, se necessitassero di ristrutturazioni o ampliamenti, oppure l’abbandono o la demolizione. Alcune di esse furono sottoposte ad ampie migliorie e a rafforzamenti delle mura e dei torrioni, per resistere alle prime artiglierie. Altre, ritenute inadatte, divennero caserme o depositi militari. Ad esempio, la Rocca di Sirmione fu mantenuta quale sede di guarnigione, mentre la Rocca di Manerba fu demolita.
Dopo la guerra di Cambrai e la sconfitta di Agnadello del 1509, con la perdita dei territori di terra, la Serenissima, recuperati quasi interamente i propri possedimenti, volle riorganizzare tutto il sistema difensivo territoriale. Declassata la maggior parte delle fortezze, che furono ridotte a caserme oppure cedute alle comunità locali, come a Breno e a Palazzolo, Venezia decise di potenziare le fortezze della Lombardia Veneta e della sponda orientale Garda-Mincio-Adige.
Così Bergamo divenne città bastionata (oggi patrimonio UNESCO), con una cinta muraria che ancora oggi meraviglia per la sua imponenza, Orzinuovi divenne il bastione che fronteggiava la Rocca viscontea di Soncino; il Castello di Brescia fu trasformato da cupa rocca viscontea che sovrastava la città, in formidabile colle pressoché imprendibile; Peschiera, divenuta fortezza inespugnabile a fronteggiare la minaccia dei signori di Mantova, (recentemente restaurato, dopo lo scempio napoleonico, il Leone marciano su Porta Querina con una suggestiva lapide); Verona e Legnago divennero due potenti cardini di quello che trecento anni dopo sarà il Quadrilatero dell’occupazione asburgica.
Le altre rocche bresciane, Rovato, Pontevico, Lonato, Rocca d’Anfo, subirono poche trasformazioni, con l’aggiunta di rivellini, tenaglie e mezzelune, e tenute come guarnigioni.
(Liberamente tratto da “I Tesori del Bresciano – Castelli e rocche”
Giornale di Brescia – Editoriale Bresciana S.p.A. ottobre 2012)