
Il
Palazzo Ducale sorse con Venezia nel secondo decennio del IX secolo. Erano anni duri, difficili, durante i quali la popolazione di Venezia non aveva ancora trovato assestamento sociale, né stabilizzazione politica e quindi la residenza del Doge la si costruì fortificata, come un castello.
Nei secoli successivi il castello Ducale si sviluppò e andò perdendo sempre più l’aspetto di fortezza per assumere definitivamente quello che conosciamo.
Quando lo ammiriamo, la sua armoniosa facciata ci fa desiderare di saperne di più sull’architetto che la concepì, ma i documenti di cui disponiamo c’informano adeguatamente soltanto sulla natura dei problemi ch’egli dovette affrontare.
Quando Pietro Gradenigo sancì l’allargamento del Maggior Consiglio, egli pose mano anche alla costruzione di una sala più grande per ospitarlo.
A quel tempo, intorno al 1300, la struttura principale del Palazzo si trovava lungo il Rio di Palazzo, dove ora è la sua ala orientale (lato Ponte dei Sospiri). Un’estremità di essa raggiungeva la banchina portuale (molo), dove si trovavano altri edifici minori ospitanti uffici governativi.
Il Gradenigo ingrandí una sala che servì fino a che il Maggior Consiglio passó da 400 a 1000 membri; ma poco dopo, nel 1340, i membri erano diventati 1200.
Fu quindi progettata, anche in previsione di un aumento di collaboratori futuro, una sala con maggiori dimensioni.
Inoltre, per alloggiare convenientemente al tempo stesso gli altri organi di governo, anch’essi in espansione (tra cui l’amministrazione navale), nel 1340 si decise di costruire un’ala parallela al lungomare e di dedicarne il piano più alto ad una sala più grande per il Maggior Consiglio. Poco dopo iniziata la sua costruzione però, la Morte Nera arrestó la crescita della città; il numero dei membri del Maggior Consiglio si ridusse, e non riprese a crescere in modo da non rendere necessario l’uso della nuova sala fino al 1420 circa.
Nel 1365 la grande sala era già a buon punto, tanto che si chiamó un pittore da Padova per iniziare la decorazione dei muri e, nel 1400-04, Pietro Paolo delle Masegne disegnó ed eseguí il balcone centrale prospiciente il porto. Nel 1424 fu iniziata nello stesso stile una terza ala, quella occidentale che dà sulla Piazzetta.
Anche se sfortunatamente non si conosce il nome dell’architetto (o degli architetti) che concepì il disegno generale di Palazzo Ducale, il suo anonimato mette in evidenza il fatto che l’edificio che noi oggi ammiriamo, fu creato nel corso dei secoli da molti artisti artigiani, ognuno dei quali, come appunto Pietro Paolo delle Masegne, assolse il proprio particolare compito senza mai perdere di vista le esigenze stilistiche dell’insieme.
All’inizio del XIV secolo i trafori gotici del tipo usato nella loggia divennero l’elemento stilistico di moda nei palazzi privati. Nessun edificio privato raggiunse l’imponenza del Palazzo dei Dogi, ma molti adottarono un’ornamentazione più ricca come la Cà d’Oro che, sebbene relativamente piccola, eclissó tutti i rivali con le sue pietre multicolori, i complicati trafori in pietra e la sua doratura dalla quale prese il nome.
Capolavoro del gotico veneziano, il Palazzo Ducale ha un muro alto dodici metri e tuttavia l’edificio non appare squilibrato. La vasta superficie è alleggerita dal disegno a diamante delle pietre colorate che la rivestono, dai raccordi cordonati di pietra agli angoli, dalle modanature e dall’ubicazione delle poche finestre nonché dalla fantasiosa merlatura che la corona.
Il trapasso dal porticato del piano terra con i suoi ampi archi poggianti su colonne è agevolato dagli archi più esili e fitti della loggia soprastante e dai trafori quadrilobati che li sormontano.
Di tutta la sua lunga storia, che va dalla costruzione delle antichissime strutture medievali appartenenti al castello e che passa attraverso le numerose trasformazioni di epoca bizantina e gotica, ci restano alcune notizie ma per lo più imprecise e vaghe per poter determinare una precisa cronologia costruttiva di quello che esiste ancora oggi. L’edificio attuale infatti, propone non pochi e difficili problemi interpretativi alcuni dei quali ancora insoluti nel presente stadio di conoscenza.