COME LA CAMPAGNA DIFFAMATORIA CONTRO MARIA SOFIA DI BORBONE SCONFINO’ NELLA PORNOGRAFIA.
Dal periodico Agorà XIX,XX, ott.-dic. 2004 / genn..-mar. 2005
La regina Maria Sofia, indifferente alle pratiche religiose e mistiche del marito, si rese subito conto che il capitolo della guerra si era ufficialmente chiuso, ma la lotta contro i Piemontesi invasori non era affatto cessata: bisognava riorganizzare l’esercito, fomentare la guerriglia che già serpeggiava nel regno conquistato, coordinare gli aiuti degli Stati europei ostili al Piemonte e scuotere l’opinione pubblica non ancora corrotta dalla propaganda liberal-massonica. La lotta per la riconquista del trono da cui era stata spodestata sarà la passione che la regina perseguirà per tutta la vita.Per contrastare la popolarità di Maria Sofia, che personificava i simboli e gli ideali del legittimismo borbonico, i vari comitati liberali, sostenuti dai Piemontesi, iniziarono a Roma una feroce campagna di denigrazione e delegittimazione della regina. Si giunse al punto infame di fare circolare dei fotomontaggi in cui Maria Sofia appariva nuda in pose oscene e lubriche: una ventenne prostituta romana, certa Costanza Vaccari, in cambio di 100 scudi, si era offerta come modella posando per il
fotografo nelle pose più indecenti (una nell’atto di un rapporto sessuale con uno zuavo pontificio).
Successivamente, sul corpo della donna era stata fotomontata la testa della regina. La polizia pontificia aveva subito individuato gli autori del fotomontaggio: Antonio Diotallevi e Costanza Vaccari, che furono denunciati, processati e condannati. Ma il danno di immagine si era già compiuto, in quanto le foto dello scandalo non solo circolavano a Roma, ma anche in tutta Italia e nel resto d’Europa. Fu un episodio vergognoso e spregevole, che dimostra, ancora una volta, quanto scese in basso la propaganda liberal-piemontese nel suo intento di delegittimare i sovrani sconfitti.
La stampa inglese non fu da meno: il 28 agosto 1861, l’autorevole Times di Londra pubblicò una notizia scioccante: la regina Maria Sofia nei giardini del Quirinale aveva ucciso un gatto, preso a bersaglio con la sua pistola.
La notizia era assolutamente falsa, ma rispondeva appieno alle direttive di lord Palmestorn, che doveva dare un sostanziale contributo ai Piemontesi nel progetto di infangare la regina Delle Due Sicilie, simbolo vivente del legittimismo napoletano.