COME VENEZIA TRASFORMO’ LA CAMPAGNA VENETA.
Sotto l’impulso di Alvise Cornaro (1484-1566) proprietario di grandi estensioni di terreni tra il padovano e la laguna, Venezia decise di bonificare le molte zone incolte (perché paludose e insalubri) della terraferma veneta. Con la grande prosperità di cui godeva la nazione, il prezzo del grano e delle altre derrate era molto cresciuto, rendendo utile e proficua una tale politica. Nel 1556 vennero istituiti ad hoc tre Magistrati, detti Provveditori sopra Beni Incolti, e pian piano, l’aspetto delle campagne divenne quello che era fino a 50 anni or sono. Una distesa di campi ben coltivati, contornati da alberi di gelso per il baco da seta e da fossi di scolo e irrigazione. Furono così dirottati grandi capitali nella coltivazione intensiva della terra, sorsero le magnifiche ville che oggi tutto il mondo ammira, ma Venezia incominciò a voltare le spalle al mare.
Renato De Paoli Non tutti conoscono il suo acerrimo avvversario l’ingegnere Sabadino che era del partito dell’acqua. Ci fu una disputa tremenda a Venezia e l’ingegnere Sabadino vinse la battaglia, Cornaro la guerra. Purtroppo fu l’inizio della fine. Una legge Veneta del secolo XIII proibiva ai Veneziani di avere più di 30 campi. Questo per impedire l’infiacchimento della tradizione del Mare che era il vero segreto della ricchezza di Venexia. Poi i campi feceroro gola a tutti. Così le difese venete che erano fondate sulla grande impenetrabile laguna,l’arsenale navale e la flotta furono piano piano cancellate e consegnate ai nemici (La convenzione di Ostilia). Ultima grande disputa tra il plenipotenziario Andrea Tron e i ministri dell’imperatrice Maria Teresa. Tron era venuto sul Tartaro e il Tione a controllare le difese Venete. Tutti gli altri aspartisi campi. Ai 10 scisse :” Si tratta di un affare scabroso.” Nulla fecero. Si perchè Ludovico Manin si era tirato giù 7.000 ettari e la moglie Grimani 5.000.
Ps.
Alvise Cornaro aveva alle sue dipendenze, come amministratore, un certo Angelo Beolco, che era a contatto continuo col mondo contadino, dato che doveva controllare i lavori dei campi e gestire i contratti con i fittavoli. Egli aveva anche una vocazione letteraria, incoraggiata del resto dal suo illuminato datore di lavoro, e ben presto quel mondo fu trasferito in celebri commedie, che resero altrettanto celebre il suo autore, sotto lo pseudonimo di “Ruzante”.