CON VENEZIA RINASCE IL CONCETTO DI “RES PUBLICA”, UNICO IN EUROPA
Nell’alto Medio Evo italiano il completo dissolvimento delle strutture pubblicistiche romane aveva condotto addirittura a una incapacità di ragionare in termini di Stato e sovranità.
Nella storia del Comune italiano sotto certi aspetti si ebbe dunque uno sviluppo esattamente inverso rispetto allo sviluppo della Repubblica. Altrove, dopo il Mille, in conseguenza della rivoluzione Comunale, il feudatario veniva cacciato. A Venezia il Doge veniva invece assorbito nel sistema politico comunale.
Sono dunque questi remoti sviluppi a rendere comprensibili le strutture costituzionali della repubblica alla vigila della “Serrata” che nel 1310 decretò il profondo cambiamento dell’ordinamento costituzionale. Questa “Serrata” decretò la vittoria della nobiltà media e minore: vittoria che spiega la singolare aspirazione egalitaria e libertaria, che, nell’ambito aristocratico, dominerà fino alla fine la vita della Repubblica.
Che succedeva invece negli altri stati europei, che nacquero dal dissolvimento dell’impero romano? Si affermò il principio che il capo del regno era la cupula della piramide e in un certo qualmodo, era anche proprietario di ogni bene e anche della vita dei suoi sudditi; unico contraltare fu l’altro potere che lo consacrava: quello della chiesa romana.
In altri termini si era perso il concetto di “res publica”, di stato, che invece a Venezia era fortissimo. Tanto che il papato lo considerava blasfemo, il culto del “bene pubblico” dei veneziani. E fu una delle imputazioni che il papa Giulio II prese a pretesto per muovere guerra ai veneziani formando l’alleanza di Cambrai contro uno stato che sovvertiva l’ordine feudale e la dipendenza delle monarchie cristiane al suo Soglio.
Ma Venezia era avanti centinaia di anni rispetto al resto del mondo. Erede vera della “res publica” romana ma anche delle assemblee paritarie all’ombra del tiglio, degli antichi Venetici.
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