DAI VENETKENS AI VENETI SECONDI, DALL’ALBA DEI TEMPI
In una introduzione emozionante, titolata dall’Autore “Discorso alla Nazione”, Edoardo Rubini, in un libro (Giustizia Veneta edito da Filippi) dedicato al “Diritto veneto”, parla con rara competenza delle nostre radici profonde. Dopo aver reso omaggio alle principali casate veneziane, egli prosegue parlando delle nostre origini.
Le radici culturali della Nazione veneta risalgono all’alba dei tempi: d’essa parlano i più grandi tra gli antichi scrittori, trovandosi le citazioni più antiche in Omero, seguito da Alcmane, Euripide, Erodoto, Teopompo, Polibio, Tolomeo, Strabone, Plinio il Vecchio, Tacito, Tito Livio, Marziale, Virgilio, ed altri ancora.
I Veneti durante l’età del Bronzo popolavano vaste terre dell’Europa Centro Orientale, comprese tra il mar Baltico ed il Mediterraneo. La civilizzazione che portarono ha lasciato un’impronta inconfondibile in vari campi, non escluse le istituzioni politico giuridiche.
Le singole comunità si reggevano con assemblee democratiche, pur articolandosi in diverse classi sociali, ed erano tenute insieme da pacifici rapporti di tipo confederativo basati sullo scambio e su reciproco aiuto. I mutamenti geopolitici intervenuti in seguito all’espansionismo romano, non incisero sull’identità nazionale veneta, sicché agli albori del Medio Evo poté prodursi l’embrione politico di un nuovo Stato.
Fecero così la loro comparsa i Veneti Secondi, come li ribattezzò Filiasi.
I mille duecento anni della splendida Repubblica possono essere additati, senza timore di smentite, come raro esempio di democrazia compiuta nella storia dell’umanità. L’intensificarsi dei rapporti sociali e le mutate dimensioni territoriali indussero un modello di stato costruito con più salda struttura, nondimeno la Serenissima si resse sul consenso collettivo e mantenne, nei suoi territori, quelle forme arcaiche di democrazia diretta che aveva conosciuto nel corso delle sue acquisizioni.