FEDE, INTRAPRENDENZA, CORAGGIO, RAPPRESENTATI DA SAN MARCO. LEPANTO E… LE CAMPANE
Di Annamaria Deoni
QUANDO FEDE, INTRAPRENDENZA, CORAGGIO ED INNOVAZIONE DANNO VITA AD UNA RITUALITA’ CONSOLIDATA, QUASI SCONTATA E AD ESEMPI ANCOR OGGI ATTUALISSIMI. ECCO PERCHE’ LA GRANDEZZA DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI SAN MARCO NON PUO’ ESSERE DIMENTICATA.
La battaglia di Lepanto e i suoi retroscena ben sintetizzano e rappresentano ciò che il titolo introduce.
Il 7 ottobre ricorre la festa della Madonna del Rosario, istituita nel 1572 per celebrare il primo anniversario della Battaglia di Lepanto, cioè la vittoria dei cristiani sui musulmani. Papa Pio V (1566-1572) attribuì il merito all’intercessione della Madonna e in Sua devozione istituì la festa dedicata alla ” Beata Vergine della Vittoria”.
Non poté celebrarla poiché morì il 1° maggio 1572, ma il suo successore, papa Gregorio XIII (1572-1585), accolse questa eredità, seppur intitolandola alla “Madonna del Rosario”, ciò per spronare i credenti alla recita collettiva del Rosario, ritenuta l’arma più efficace per spingere i cristiani alla vittoria. La Battaglia di Lepanto ebbe luogo la domenica del 7 ottobre 1571.
Quel giorno, mentre si combatteva nel golfo di Patrasso, presso Lepanto, si narra che a Roma il Papa avesse una visione ed esclamasse “sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto per intercessione della Vergine Santissima”. Da allora è così subentrato l’uso di suonare ogni giorno le campane allo scoccare del mezzogiorno. La Notizia della vittoria arrivò a Roma 23 giorni dopo, confermando quella visione.
Questa la dimensione religiosa, ma oggi ben sappiamo che fu la terza Lega Santa (Stato Pontificio, Venezia, Genova, Spagna, Savoia e Malta) che con coraggio e strategia rese possibile questa epocale vittoria. La flotta cristiana era formata da circa duecento Galee di cui centocinque erano Veneziane, più le sei Galeazze, con al comando il Capitano da Mar Sebastiano Venier.
Allora, come non nominare la Serenissima Repubblica di San Marco e il suo straordinario Arsenale, organizzato come una fabbrica moderna dall’innovativa catena di montaggio? Ricordiamo che qualche anno dopo, il 20 luglio 1574, sotto gli occhi stupiti di Enrico III di Valois, re di Francia e Polonia, in un solo giorno, venne assemblata una Galea, corredata di cordami, armature, vele, remi e armamento!
Dal complesso delle sue officine, uscivano navi complete fra le quali anche le poderose Galeazze. Queste imponenti imbarcazioni, poco conosciute per la segretezza con cui vennero progettate e costruite, (si trova cenno in documenti conservati nell’Archivio di Stato di Venezia) erano ritenute altamente strategiche dal Governo della Serenissima: grazie alle artiglierie dislocate sulle robuste fiancate, cambiarono per sempre il metodo di combattimento in mare. L’aumentata potenza di fuoco, l’adeguata mobilità, sia a remi che a vela, unite ad un ottima protezione e ad equipaggi qualificati, permisero di sostenere il cruento confronto che inflisse al nemico Turco numerosissime perdite, risultando in questo modo il principale elemento che favorì la grande vittoria cristiana di Lepanto.
Al grido di “Duri i banchi!” i Comandanti delle Galee Veneziane incitavano i propri equipaggi approcciandosi al combattimento. Voleva essere un avvertimento e un’esortazione a sopportare ciò che sarebbe accaduto nell’accesa lotta che ne seguiva; ancora oggi per i Veneti è un saluto di incoraggiamento ad affrontare i duri problemi esistenziali. Facciamone tesoro.
(Annamaria Deoni)
Sintesi da una ricerca in rete.