Foscolo e i rimorsi per la fine di Venezia, che voleva pure incendiare.
Di Millo Bozzolan
Di quest’uomo l’Italia unita ho fatto un monumento nazionale, ma di lui, cosa dobbiamo pensare noi Veneti? Egli stesso si vergognò dei suoi comportamenti, e cioé del tradimento della Patria veneta. Meglio che sulla sua figura scenda l’oblio eterno. Specie se ricordiamo i suoi ultimi interventi nell’assemblea della Municipalità, in cui, dopoaver agevolato bene o ale il ladrocinio degli occupanti, voleva che la Capitale .. fosse incendiata, perché non cadesse (quello che restava) nelle mani degli austriaci.
Ecco quanto scrive Giovanni Distefano (veneziano d’adozione) nel suo lavoro “Atlante storico della Serenissima”:
(Quella fine, “senza un fremito di ribellione, dopo un millennio di storia gloriosa e superba” impone di cercarne le cause. La generazione di coloro che c’erano, come Foscolo, considera quel crollo come un vero e proprio tradimento di Bonaparte. “Il sacrificio della nostra Patria è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure e la nostra infamia”. Così esordisce il Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, sintetizzando tutto il suo risentimento (e la sua vergogna per aver aderito alla Municipalità, aggiungo io) nei confronti del Bonaparte, non più “liberatore”, ma autore dell’infame trattato di Campoformido).
Caro Foscolo, hai ragione, se fosse per me, cancellerei tutti i segni che ti ricordano, come il nome tuo dato a molte scuole venete, e ti toglierei pure nelle antologie scolastiche, tanto ormai non ti legge più nessuno.