SCULTURE PALEOVENETE A BELLUNO
Riceviamo queste note da un amico genovese, appassionato frequentatore delle nostre Dolomiti venete.
===
di Daniele Picasso.
Dopo aver esaminato attentamente alcune sculture che ho trovato casualmente nel Bellunese, delle quali allego le foto, posso affermare che trattasi di opere simili: i soggetti sono analoghi; la maniera è la stessa e sono sparse in tutto il Bellunese (da Bribano a Castoi, a Cirvoi, a Cugnan, a Castello Lavazzo).
LE ORIGINI POSSIBILI
Non sembrano opere romane in quanto i romani interagirono con i veneti dopo il II secolo AC, quando le sculture avevano già assunto tecniche completamente diverse.
Sembrano piuttosto opere di cultura veneto-celtica. Le sculture sembrano vecchie di almeno 2000 anni. Frutto della civiltà che si sviluppò a Belluno e dintorni con una cultura analoga a quella scoperta ad Halstat od a La Tène.
Riferiamo alle stele di Pontremoli o di Riva Del Garda (vecchie di 6000 anni). La cultura veniva espressa con forme astratte, perché rappresentava la divinità, il mondo misterioso, l’aldilà. E’ perciò facile comprendere le semplificazioni e le rappresentazioni geometriche, lontane dal mondo reale. Sono l’espressione una cultura che sprofonda nella notte dei tempi; che è presente in tutte le tribù ed in tutti i popoli. Come detto, è astratta ma egualmente bella ed importante, senza dubbio misteriosa e zeppa di contenuti.
Dalla scarsa documentazione pervenuta possiamo dire che era oggetto di particolare venerazione un dio solare col nome di Trumusiate (a tre teste), che io penso sia lo stesso Belunum o Beleno, divinità protoceltica della luce. Sicuramente caro alla città omonima, Belluno, splendente.
Il Bellunese ha accolto un momento culturale particolare e le sculture descritte, unitamente ai ritrovamenti archeologici (di Mel, Lagole, ed altri) costituiscano la punta dell’iceberg. Secondo me è possibile scoprire di più.
OSSERVAZIONI
Devo poi richiamare l’attenzione su alcuni aspetti e su particolari che contraddistinguono le sculture:
- La presenza di baffi e barba in molti visi
- Gli elmi e le armi. Si noti che l’elmo della scultura A4 (a cono) è simile a quello del guerriero di Hirschlanden (scultura conservata nel museo di Stoccarda del VI secolo a.C.), ed è analogo all’elmo di Opeano (conservato nel museo di Firenze del V secolo a.C.). Pare che gli elmi a cono, anticamente, venissero costruiti anche in corteccia di betulla o cuoio.
- La presenza di torque (collari a girocollo); la scultura A4 ne ha uno simile a quello del guerriero di Hirschlanden.
- Le decorazioni (presenti in due sculture) analoghe a molti ritrovamenti della stessa epoca: l’incisione a volute della foto A5; e quella sulla fronte della scultura A8, formante un quadrifoglio, molto simile a quella sulla fronte del principe di Glauberg (scultura ritrovata in Assia, risalente al V secolo a.C.), può essere che si tratti di una incisione rappresentante un tatuaggio.
- La presenza di tracce di colore, ed in particolare del turchese nella testa A14; tinta classica rappresentante la morte, con la quale i guerrieri dipingevano i loro corpi.
- La tipica forma delle braccia; esili e raccolte.
- Ed ogni altro particolare, bocca, occhi.
Evidenzio che lo stile è lo stesso, trattasi perciò di opere della stessa epoca, salvo la testa di Podenzoi, meno rifinita, di diverso materiale e di diverso stile. Osservando l’usura del tempo, credo si tratti di pietre rimaste alle intemperie per molti secoli.
ANALIZZANDO LE OPERE
Le due sculture di Cirvoi e quella conservata al museo Fulcis di Belluno sono stele funerarie (sono gemelle) e rappresentano guerrieri morti (si veda il posizionamento delle braccia, la presenza dell’elmo, gli occhi chiusi), etnicamente riconducibili a gente del nord perché con lunghi baffi, barba e lunga capigliatura.
L’usanza di posizionare tali stele in corrispondenza dei tumuli funerari serviva a proteggere ed a segnalare il luogo sacro (tale usanza antichissima è stata ritrovata in sculture molto più antiche di quelle in oggetto (come già detto per le stele di Pontremoli o di Riva Del Garda).
Le sculture Bellunesi sono più recenti rispetto alle Lunigiane od alle Trentine (infatti sono meno stilizzate ed astratte)
- Le sculture di Castoi sono composte da un busto e da cinque bassorilievi; ora posizionate malamente a decorazione di un muretto di recinzione.
- Il busto rappresenta una divinità a tre teste con elmo conico. Non può essere altro che Trumusiate (o Beleno), dio della fertilità e della luce.
- Un analogo copricapo è presente nella scultura celtica del guerriero di Hirshlanden; altro copricapo in betulla è stato ritrovato nella tomba del principe di Hochdorf; l’elmo conico ligure-veneto è conosciuto ed era solitamente in metallo o cuoio.
- Tre bassorilievi rappresentano teste umane; uno è una testa taurina.
- Ho anche notato che un mascherone porta sulla fronte un quadrifoglio inciso (forse la rappresentazione di un tatuaggio); analoga rappresentazione la si trova sulla fronte del principe di Glauberg.
- Nel bassorilievo a due teste separate ho notato che, al centro, sono state incise delle volute od altri simboli a spirale, che sono disegni ricorrenti nella cultura veneto-celtica.
- Vista la forma trapezia di alcune formelle, credo che il complesso di Castoi fosse, in origine, disposto diversamente: con al centro la divinità (il sole), posta su un piedistallo adeguato, e con le restanti sculture intorno, a formare un cerchio. Analogamente alle fibule ritrovate (come ad esempio quella di Brescia). Forse un calendario astronomico (lo zodiaco, le stagioni e la misura del tempo).
- Le due sculture di Cugnan e le tre di Castello Lavazzo-Podenzoi rappresentano mascheroni. Possono essere teste di parenti defunti, come già detto.
- Ho notato su una scultura di Cugnan tracce di colore turchese; usato per dipingersi con tale colore prima della battaglia.
CONCLUSIONE
Le molte coincidenze mi fanno pertanto confermare che trattasi di una espressione artistica sviluppatasi all’interno della cultura veneto-celtica, contemporaneamente al fiorire di Hallstatt o di La Tene. Credo anche che tutte queste comunità del nord fossero ben collegate anche mediante consueti scambi commerciali.
E’ anche possibile che si tratti di un medesimo gruppo etnico.
Il periodo dovrebbe inquadrarsi tra il II ed il V secolo prima di Cristo.
/////
L’amico genovese chiede se qualcuno può dare ulteriori informazioni o entrare in contatto con lui per approfondimenti.