di Theusk

Giocondo Nacque nei pressi di Verona intorno al
1430.
Non si conoscono esattamente le origini della sua famiglia e nemmeno il suo nome esatto che alcuni affermano essere Giovanni Monsignori o d’Ognibono.
Le prime informazioni relative alla sua vita risalgono al 1489 quando era già conosciuto in svariati campi come ad esempio l’archeologia, l’ingegneria e l’architettura oltre alla matematica e alla filologia.
In molti documenti egli appare come religioso, e anche se la confusione delle fonti ha dato adito ad opinioni discordanti, Giocondo viene quasi sempre chiamato “frate” ed egli stesso si firmó come tale.
Nemmeno la regola di appartenenza è chiara, il Vasari lo inserisce nell’ordine dei Domenicani mentre secondo Lucia Ciapponi (1961) documenti sicuri lo attestano come francescano, è molto probabile però che frà Giocondo avesse scelto la condizione di religioso per dedicarsi meglio e senza fastidi ai suoi studi.
Nel 1493 ottenne a Napoli, dove si era recato come progettista di fortificazioni, diversi benefici ecclesiastici che nulla avrebbero avuto a che fare con il voto di povertà di un francescano e, nel 1506, passando alle dirette dipendenze della Serenissima, chiese che il suo stipendio fosse sostituito da un “congruo beneficio esente da imposte“.
Descritto come “bono et singulare” gli si attribuirono anche e soprattutto doti da umanista laico.
Secondo il Vasari la sua attività inizió con un lungo soggiorno a Roma dove si recò per eseguire alcuni studi sulle antichità ma sappiamo che la sua formazione inizió in Veneto, zona precocemente ricca di studi filologici e antiquari che gli permise di adottare criteri innovativi nello studio di codici antichi e nella pubblicazione di testi.
Le sue ricerche sui testi ed epigrafi lo portarono ad esaminare da vicino anche molte architetture ed egli inizió così un duplice lavoro abbinando alla trascrizione dei testi e dei codici l’esame e la descrizione delle costruzioni.

Nel
1495 lo troviamo in
Francia come
architetto di Corte al seguito di Carlo VIII e qui, nel
1499 pare abbia progettato un
ponte sulla Senna nei pressi di Notre Dame e il
Petit-Pont nonché eseguito innovativi interventi per il castello del Cardinale d’Amboise e gli impianti idraulici dei giardini del castello di Blois.
Nel 1506 ritornato in Patria fu chiamato a Venezia per conferire circa il progressivo interramento della Laguna; egli propose la deviazione della Brenta e la proposta venne in seguito attuata.
La Serenissima lo impiegó anche come consulente alle modifiche delle fortificazioni di alcune città, persino oltremare e, nel
1509, poco prima della guerra che la
Lega di Cambrai mosse contro la Repubblica, egli venne mandato a Monselice, Treviso, Legnago e a Padova per predisporre le difese.
A
Treviso, assieme al condottiero
Bartolomeo d’Alviano, predispose la costruzione delle mura intorno alla città e a Padova sistemó e riadattó le mura esistenti. Il sistema murario resistette al terribile assedio di Massimiliano d’Austria prima e a quello spagnolo dopo.

A questo poliedrico personaggio viene attribuito anche il progetto del
Fontego dei Todeschi di Venezia(a lato) e, consultato da Papa Giulio II per la
ricostruzione della basilica di San Pietro, la “pianta di dimensioni gigantesche” che egli invió a Roma, (con 5 cupole ispirata a San Marco di Venezia) che influenzò anche gli altri progettisti impegnati nella fabbrica.

A Venezia Frà Giocondo si trovó al
centro dell’ambiente umanistico e molti furono i personaggi che lo frequentarono tra i quali Bartolomeo e Pietro Bembo, Ermolao Barbaro,
Aldo Manuzio.
Sempre a Venezia egli pubblicó, nel 1511, la prima edizione illustrata della “de Architectura” di Vitruvio, in seguito stampata anche a Firenze.
Nel 1514 Giocondo partecipó al concorso per la ricostruzione del Ponte di Rialto ma offeso dalla preferenza accordata ad un altro progetto, lasció Venezia per tornare a Roma dove si spense nel 1515, come c’informa il Sanudo, senza però aggiungere ulteriori notizie relative al luogo della sua sepoltura che resta tutt’oggi sconosciuto.
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