GLI INDIPENDENTISTI? SONO “VENETISTI”, GENTE SENZA DIGNITA’
Di Millo Bozzolan
Oggi, in “democrazia” italiota (di deriva giacobina) non ti possono bastonare in pubblico (anche se usano i centri sociali per stoppare i più ostinati), ma adottano una maniera sottile di cercare la distruzione del movimento indipendentista veneto, quella del dileggio, con, ad esempio, la coniazione del termine “venetista“ che racchiude in sé tutto il ludibrio del mondo radical chic. e della destra nazionale, non a caso “uniti nella lotta”, per mantenere in piedi la greppia italica che li mantiene.
Questo appellativo venetista, fu usato per la prima volta in una raccolta di saggi di sociologi in erba, tutti veneti solo di anagrafe, tutti di sinistra, edita nel 1998, subito dopo la presa del campanile. E’ una dimostrazione ulteriore della natura sostanzialmente intollerante dei discendenti di quegli ammiratori delle idee imposte con le “democratiche” baionette dai francesi, dal 1797 in poi, e il prof. Massimo Leonardis, studioso delle Insorgenze ne spiega l’origine che in Italia, si trova nei fatti accaduti dal 1797 in poi. Centinaia di migliaia di italiani si rivoltarono ai “liberatori“ francesi, e questo non poteva essere tollerato:
” La negazione della dignità degli insorgenti avviene degradando il popolo a plebe nel momento stesso in cui osa mettere in dubbio la Rivoluzione (oggi leggi, l’unità d’Italia ). Tale meccanismo, derivante dal concetto di ” volontà generale” di Rousseau, è stato magistralmente spiegato da A, Cochin: se il popolo reale, la moltitudine, decide secondo i principi da loro stabiliti, bene. In caso contrario è il popolo che sbaglia, ed esiste un organismo in grado di correggerlo, il popolo della “società”da loro riconosciuta.
Perfettamente su questa linea il neogiacobino Paolo Florese D’Arcais osserva appunto a proposito delle rivolte popolari antifrancesi : “La categoria di popolo è una delle più ambigue e si presta ad un uso indecente… l’unico popolo che una democrazia riconosce è quello che nasce dalla somma di tanti individui liberi, e quindi cittadini”. E’ sottinteso che a qualifica di cittadino va richiesta al club rivoluzionario, alla loggia, al maitre à penser, alla cellula, oggi ai mass media in mano di chi sappiamo e la si ottiene pensando ed agendo come essi hanno stabilito.
A Verona, le prime elezioni “libere” indette dagli occupanti francesi nel 2 luglio 1797 dal “Governo centrale Veronese, Legnaghese e Colognese videro infatti l’escusiva elezione dei protagonisti delle Pasque, e dei più noti antirivoluzionari. Nessun problema, su richiesta di un periodico giacobino locale, il gen. Augereau annullò le elezioni!” .
Oggi l’intolleranza è uguale, l’annientamento avviene negando dignità alle tue idee di libertà.