la “Veneta Nazione” e il difficile rapporto con l’Austria.
Di Milo Boz
Credo che il dipinto di Chilone, sia l’emblema della mentalità dell’Austria verso “la veneta Nazione”. Non vi compare un solo gonfalone marciano, il giorno in cui la “Veneta Nazione” gioiva certamente per il ritorno dei cavalli in San Marco. E’ ben vero che tra i simboli del Regno Lombardo Veneto comparirà il Leone, ma la nostra bandiera ci sarà negata in ogni manifestazione pubblica.
Ricordo, che durante il ‘700 vi furono vari tentativi e pressioni dell’Austria, per ottenere dei territori dell’entroterra che la collegassero direttamente al Milanese, sempre respinti dal governo veneziano, perché non si volevano deludere i cari sudditi di Terraferma, affezionatissimi al loro Principe naturale e non certo felici di passare all’Austria. Così scrive Mario Agnoli, storico apprezzato da tutti noi:
“Per risolvere la difficoltà di comunicazioni dirette derivanti dalla mancanza di confini comuni tra la Lombardia asburgica e gli altri Domini austriaci, Vienna, assai più attenta, come tutte le monarchie dell’epoca, ai territori e alle loro ricchezze materiali che ai popoli che vi abitano, aveva più volte avanzato proposte di scambio tra una parte della terraferma veneta e alcuni territori in Istria non privi di interesse per la Repubblica di San Marco. Questa tuttavia si era sempre rifiutata di prenderle in considerazione, perché persuasa di non poter tradire fedeli sudditi, in particolare i ceti umili cittadini e la totalità degli abitanti delle campagne, per i quali San Marco non era mai stato semplicemente il padrone, o un remoto e pressoché sconosciuto sovrano, ma “il nostro adorato principe”. Per lui e la sua sovranità si erano spontaneamente e disperatamente battuti nel 1509, quando…il destino di Venezia sembrava segnato.” da Napoleone e la fine di Venezia cap. II, pag. 25 ed il Cerchio.