GRANDE GUERRA. LE GIOIE DEL TRENTINO “REDENTO”
Ben presto, anche ai fautori locali dell’annessione del Trentino “redento” si manifestò evidente che la corretta amministrazione asburgica era un sogno ormai perduto, rispetto al comportamento a volte deliquescenziale dei funzionari italiani, calati per spogliare il più possibile per loro profitto personale, anche attraverso la truffa, il territorio conquistato in seguito al ritiro delle truppe austriache. Eccovene un esempio.
I CONSORZI ROTTAMI, UNA AGENZIA MALAVITOSA.
“Muniti di fogli di autorizzazione rilasciati dai competenti ministeri, hanno portato via tutto il buono e riutilizzabile dai teatri di guerra (…) hanno portato via tutto, tranne i rottami.” Anche su questo caso, il “Trentino” segnala su tutti. Non sono necessarie troppe parole “per dimostrare quali ladri siano i signori del consorzio rottami. Ma ladri è un titolo troppo onorifico: fatte rare eccezioni, i soldati venivano corrotti perché guastassero motori, tubi, gruppi elettrogeni in maniera da far figurare come rottame delle macchine preziose, rese inservibili e quindi asportate.
ma il colmo è stata l’asportazione dei ponti appena danneggiati dei torrenti del Trentino: così che i Comuni e i capitanati sono oggi costretti a ricomprare dal Consorzio come rottami i ponti quasi intatti. Che erano stati rimossi perché dichiarati inservibili.
Il discorso tenuto alla Camera dall’onorevole Bergamo, contenente queste accuse, grandinò letteralmente sull’aula, ed ebbe l’effetto di provocare la nomina di una commissione parlamentare d’inchiesta. Ma le commissioni militari d’inchiesta, in Italia, non servono a sviscerare le questioni, ma a girar loro attorno, seguendo logiche interne proprie, che non vanno sempre d’accordo con la verità.
Da Bruno Pederoda, opera citata (Tra le macerie e miserie di una regione dimenticata)