FABBRI, LAVORANTI DI ARMI DA GETTO (QUADRELLI PER BALESTRE), CALDERAI (COMPRESI ANCHE I FABBRICANTI DI CAMPANE) E DI ARTIGLIERI A PARTIRE DAL QUATTROCENTO (POI STACCATISI IN SEGUITO), GLI STADIERERI (FABBRICANTI DI STADERE O BILANCE).
Parliamo qua di quelli veneziani, ma queste confraternite di mestiere erano comuni in tutte le città dell’entroterra veneto, e furono, tali confraternite, uno dei pilastri dei liberi Comuni.
SCHOLA DEI FAVRI in campo san Moisé a Venezia
Obbligati, fin dalla metà del XI secolo ad eseguire a proprie spese i lavori necessari per il Palazzo Ducale, i fabbri ricoprivano un ruolo determinante nell’attività produttiva cittadina, in quanto artefici degli strumenti di lavoro di gran parte delle Arti
Un’ordinanza emessa nel 1293 li obbligava a marchiare con il proprio segno di bottega coltelli, mannaie, forbici, rasoi, ronconi. In seguito all’espansione sulla Terraferma. alla fine del Quattrocento il Senato decretava alcune misure per proteggere gli artigiani veneziani dalla nuova concorrenza.
L’otto luglio 1407 i fabbri provenienti da Trento e dalla Valsugana, specializzati in riparazioni ed acquisto di ferro vecchio, venivano obbligati ad iscriversi all’arte.
Nel 1482 si individuavano le ferramenta con divieto di importazione: perni da timone, rampini, ancore, catene e chiodi per il settore navale; magli, ferri per estrarre o calcare la stoppa nell’attività di calatafaggio; mannaie, seghe e accette a manico corto, asce per legnaioli, scalpelli, sgorbie, e succhielli per i falegnami da case e da nave; zappe, martelli e scalpelli per muratori e lapicidi; finestre, catene per edifici, arpesi, chiavi e serrature, lucchetti da nave et de galie, per la rifinitura di abitazioni ed imbarcazioni; asce e coltellacci vari per i botteri, e tanti altri strumenti ed accessori per intagliatori, casselleri, peteneri, barileri e scudeleri. (fabbricanti di cassette, pettinatori, fabbricanti di barili, e di scodelle).
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