I MISTERIOSI VENETI, LE ORIGINI
I Venedi, o Veneti, così chiamati da Plinio, Tacito e Tolomeo, sono stati spesso considerati antenati degli Slavi, o addirittura antichi Slavi, sebbene l’identificazione non sia del tutto certa. Il nome Venedi infatti non è di origine slava, anche se in seguito i Germani usarono il termine Wends proprio per indicare gli Slavi. Non sappiamo con certezza chi fossero gli antichi Veneti: forse si trattava di una popolazione indoeuropea entrata a far parte di uno dei grandi gruppi germanici dell’Europa orientale, come i Vandali o i Goti, oppure costituivano una comunità etnica da cui alla fine emersero gli Slavi
M. Todd, I Germani, Ecig, 1996 pag 38/39
Il veneto, della cui indoeuropeicità nessuno ha mai dubitato, è stato ascritto alternativamente all’una o all’altra delle stirpi indoeuropee (…) Intendiamo per veneto la lingua di certe iscrizioni presenti nella attuale regione del Veneto. Alcuni linguisti preferiscono il termine venetico, per distinguerlo dalla varietà romanza degli attuali veneti. In questa lingua si conservano fra le 200 e le 300 iscrizioni. Nel XIX sec. C. Pauli ritenne che la lingua in cui erano scrittie fosse l’illirico. (…) Negli anni ’40 Krahe, che inizialmente aveva accettato il carattere illirico del veneto, passò a considerarlo un gruppo indipendente , che dialettalmente sarebbe stato legato al germanico, all’italico e all’illirico. M. Beeler, nello stesso periodo, ne propose la filiazione italica, con un particolare legame con il latino. L’ultimo grandi specialista dei testi veneti, A. Prosdocimi, propende chiaramente per la tesi di Beeler.
Il veneto ha un trattamento delle aspirate indoeuropee che trova il suo parallelo pIù vicino in latino (…) ma è anche vero che presenta altri caratteri che lo differenziano dalle lingue italiche: ha un aoristo in -s- simile a quello del greco e del sanscrito. (…) Nel complesso, risulta evidente che le lingue con cui il veneto presenta le maggiori coincidenze sono quelle italiche.
F. Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa, Il Mulino, 1997 pag 489/491