I PALEO VENETI DI SLOVENIA
di Milo Boz Veneto
Straordinari reperti, conservati con ogni cura e molto orgoglio dagli sloveni, che attestano la presenza dei veneti antichi nel territorio. Reperti che ci collegano pienamente alla cultura hallstattiana del centro Europa. Aggiungo due parole: la corazza non era diffusa tra i Veneti dell’attuale regione omonima, ma tra i veneti dell’Austria e della Slovenia si. Era una regione che occupava l’attuale Carinzia, dove tra l’altro la lingua più diffusa anticamente, era lo sloveno.
Si chiamò “ducato di Carantinia” e in ogni villaggio le riunioni si tenevano all’ombra del tiglio, albero sacro anche per i veneti dell’Italia. Lo testimonia la presenza del tiglio nella toponomatisca (Teglio Veneto) e negli stemmi antichi di qualche comunità. Tra i veneti del nord est italiano, erano in uso come difesa per il busto dei corsetti di stoffa spessa, probabilmente feltro, o composti da strisce di cuoio. Le armi erano invece identiche: le famose spade con l’elsa arricciata, le punte delle lance identiche, visibili in qualsiasi museo.
Gli studiosi italiani si “accorsero” dei veneti nella seconda metà dell’800 quando i primi reperti affiorarono ad Este, e delimitarono a quella zona questa straordinaria civiltà, salvo poi ad allargarla a tutto il Veneto attuale, man mano che si rinvenivano necropoli e corredi.
Limitarono però all’Italia questa civiltà, probabilmente con un imprinting un po’ risorgimentalista. E ancora oggi faticano ad ammettere che la civiltà veneta ebbe una estensione molto più grande, e nacque probabilmente nel centro Europa, diffondendosi poi in molti altri posti, seguendo la via dell’ambra, dal Baltico all’Italia, fino alla Francia (Bretagna) e alla Turchia attuale (gli Enetoi di Omero).
Insomma, i Veneti furono un popolo d’Europa, che precedette di ben 500 anni i Celti, con cui avevano comunanza di costume, ma non di lingua e di religione (anche se certe divinità furono comuni, come il Dio Beleno). Insomma, la nostra è una protostoria ancora tutta da scrivere.