I PIU’ BEI BUCINTORI DA ANDREA GRITTI IN POI
Pare che il nome del primo e poi degli altri, derivasse da Bucentaurus , il doppio della nave Centaurus nominata da Virgilio nell’Eneide. O dallo spagnolo buzo , vascello da guerra, dorato, da cui Bucintoro (Busin d’oro). Lo si nomina per la prima volta nella ‘promissione dogale’ di Ranieri Zen, nel 1253. Aveva la funzione di mostrare anche materialmente, la potenza e la ricchezza della nazione veneta a tutti, anche ai “foresti” ospiti in città. Da qui l’accanimento furioso del despota francese Napoleone, che lo fece demolire.
Sotto il ‘regno’ di Andrea Gritti sarà costruito uno dei vascelli più sontuosi e di proporzioni ragguardevoli: un piano come nel precedente, è riservato ai rematori, un altro per i patrizi. Rimarrà di esso, la statua della Giustizia (mai bendata) con la spada sguainata e la bilancia in mano per ricordare a tutti che essa si comporta con lo stesso rigore verso tutti.
A questo vascello ne seguì un altro, inaugurato nel 1606 e demolito nel 1719: parte delle sue decorazioni verranno usate per abbellire l’ultimo, la cui costruzione inizierà nel 1722. Gli intagli sono dello scultore Antonio Corradini, scelto tra nove concorrenti perché il governo preferisce il soggetto profano a quello sacro, il tema mitologico rispetto a quello storico e lui aderiva a queste esigenze.
Nella costruzione, si presume per esigenze di risparmio, si utilizzano parti del precedente Bucintoro, come la statua di Marte, i due Leoni marciani e alcune decorazioni interne. Gli elementi iconografici si ispirano a divinità simboliche come l’Umiltà, la Prudenza, la Forza, la Pietà, l’Abbondanza. Insomma, vere e proprie allegorie, un messaggio simbolico per le future generazioni per dire: siate umili, forti, prudenti, esercitate la pietà, curate l’abbondanza. La doratura è tutta in oro zecchino.
L’ultimo Bucintoro fa la sua comparsa il 12 maggio 1728 per la Festa della Sensa e la sua ultima uscita è nel 1796 sempre per la stessa Festa. Il 9 gennaio 1798, poi, i soldati francesi riducono a piccoli pezzi tutti gli splendidi intagli dorati /di cui pochi frammenti son conservati al museo Correr, insieme alla vela dorata col simbolo di san Marco/li portano a san Giorgio per bruciarli davanti alla chiesa e raccogliere l’oro.
Ridotto a semplice scafo verrà utilizzato come cannoniera e ribattezzato Hidra per finire come prigione galleggiante, fino ad esser demolito nel 1824. Prima della totale demolizione dello scafo, il marchese Amilcare Paulucci, vice ammiraglio della marina austriaca, decide di far costruire un modello in scala 1:10. La realizzazione completa sarà opera di un arsenalotto, Pietro Manao, Ed è grazie a loro se potete ammirarlo ancora al Museo Navale di Venezia. o no?? Pare che oggi la sala sia destinata ad altri usi… e che i nomi di questi benemeriti non compaiano da alcuna parte. Almeno a mia memoria.