DAI VENETKENS AI VENETI, IL “RENGO”, L’ARENGO NE E’ LA PROVA.
Vi sono delle costanti poco valutate nella storia dei Veneti, specie se esaminata da storici anglosassoni, quando parlano delle origini di Venezia, argomento che li affascina in maniera particolare. Ci viene illustrata la nascita spontanea della confederazione delle isole lagunari, ma, credo per ignoranza del quadro più antico, si dimenticano di collegare le assemblee popolari chiamati “Renghi” in veneziano, a quelle ancora più antiche dei paleo Veneti, che sempre si ressero attraverso questi organi.
Infatti i “Venetkens”, prima di allearsi ai romani e subirne l’influenza sia pur parziale, mai conobbero monarca o tiranni: ed è normale che, i Veneti lagunari, abbiano continuato in quella tradizione non cancellata , dato che Roma riconosceva al proprio alleati l’autogoverno, come gli storici antichi fanno supporre.
Siamo intorno al 520 quando nasce una nuova Repubblica Federativa lagunare originatasi dalla ‘Federazione delle isole del 466. Nemici terrestri e marittimi (i barbari) assalgono le navi all’ancora e compiono incursioni improvvise: occorre una pronta risposta che solo un organismo centrale può organizzare. Il Rengo nasce sull’onda di questa emergenza, ma ha radici antichissime tanto che, annota Giovanni Distefano: “Sappiamo però che, a differenza delle altre realtà italiche, all’Arengo lagunare sono ammessi tutti gli abitanti del Dogado, e molto probabilmente la convocazione è affidata ai sacerdoti. ” Contrari a monarchi e tiranni, come ho detto, potevano e dovevano governarsi tramite assemblee che si radunavano all’ombra del tiglio sacro, che con il profumo dei suoi fiori, donava calma e saggezza all’assemblea, e in fatti il Tiglio compare spesso nella toponomastica e negli stemmi comunali del Triveneto, fino alla vicina Slovenia. (es. Teglio Veneto, comune ai confini col Friuli).
E’ infatti il patriarca di Grado a riassumere così la situazione: – La cagione degli assalimenti, del sangue, e di altre imminenti sciagure stare nei nascondigli di tortuosi stagni alle foci dei fiumi, e nelle aperte entrate di lunghi lidi (quindi indifendibili ndr.) poiché da queste assai male difese, i marittimi nemici sbucavano a prendere e uccidere, e i terrestri presso a quegli stagni costruivano barche, sulle quali facevano assalti frequenti e resi tanto felici dalla lentezza di convocare assemblee per deliberare, mentre essi in poca ora se ne tornavano alla terraferma carichi di preda… E questo Arengo, che poteva deliberare sulla difesa comune, ben presto verrà presieduto da un capo, chiamato in veneziano “El Doze”.
Ecco quindi un continuum storico importante, unico nel panorama italico, tra quella che sarà la Repubblica di Venezia governata da una aristocrazia in cui il Doge era e sarà sempre solo un “primus inter pares” e le tradizioni di governo dei paleo Veneti. Lo sottolineiamo noi (se non lo fanno gli altri storici, italiani o stranieri, poco ci importa… 🙂 ).