I PORTICI DI PADOVA
Simonetta Dondi dall'Orologio
Padova è una delle città con molti kilometri di portici….tra i primi posti al mondo.
Il portico esisteva anche nella civiltà greca, meglio detto pre-greca, e romana, anche negli edifici religiosi, chiamato nartece nell’architettura paleocristiana.
Quando si domanda a qualcuno perchè ci sono tanti portici, la risposta è generalmente relazionata con la climatologia.
Realmente , soprattutto all’epoca medievale, era necessario aumentare gli spazi abitativi dovuto all’aumento della popolazione, soprattutto dopo la nascita dell’Università la quale favorisce un’affluenza considerevole di studenti e professori.
Nel XII secolo la città contava con 15.000 abitanti e le mura, costruite tra il 1195 e il 1210, abbracciavano una superficie di circa un chilometro quadrato.
Nel secolo successivo gli abitanti, quasi raddoppiati, in corrispondenza dell’estendersi del dominio politico della città, si contavano 41.000 nel 1320.
Le città, come si è detto, erano muragliate quindi gli spazi limitati solo si poteva aumentare la cubatura superiore senza ridurre il transito stradale, fondamentale per la circolazione, non solo per lo sviluppo economico della propria città ma anche per motivi di sicurezza (incendi, invasioni).
Non trovando posto nell’interno della città cominciarono a costruire le loro case lungo le vie dirette ai centri vicini, specie Venezia, Cittadella ed Este, formando borghi che furono poi inclusi nel secolo XIV entro le mura, che compresero nel loro perimetro triangolare circa 3,5 kilometri quadrati di territorio, non ancora tutti coperti da caseggiati.
Gli edifici con portico rappresentano anche uno status di chi è proprietario: infatti Via San Francesco costituisce una delle vie della città con portici alti e gli edifici sono particolarmente monumentali.
La città assunse un aspetto quasi uguale a Bologna e si pensa che questa similitudine (non compartita con le altre città venete) sia dovuta esattamente all’Ateneo: figlio diretto di Bologna, era logico che con la dottrina ed i maestri di essa, è naturale venissero da Bologna libri, miniature, costumi, e che si riflettessero vivamente sulla vita cittadina e le sue forme di vita…..da qui il famoso detto di padovani gran dottori…….
Lo status fu determinato anche dal fatto che la maggior parte di questi edifici (porticati) erano affrescati anche gli stessi portici: oggi, ahimè, sono pochissimi quelli ancora visibili….il clima, le catastrofi ed i cambi delle mode contribuirono alla scomparsa di autentiche opere d’arte pittoriche, testimoni delle numerosissime botteghe artistiche della città.
Padova assunse nel Medioevo il suo attuale aspetto di città porticata (12 km), dalle strade serpeggianti, strette spesso, ma ricche di prospettive: andamento coerente, che il rettifilo di Corso del Popolo, fatto senza tener conto, non solo del colore prospettico sempre a visuali spezzate e ricorrenti di tutta la città, ma nemmeno di quei porticati tradizionali, tagliò e sconnesse, con tale danno, che gli stessi piani regolatori in corso di effettuazione, richiesti dallo sviluppo intenso e dalla difesa della sanità pubblica, potranno difficilmente risarcire (molti sottopassaggi di comunicazione tra edifici scompaiono in questi anni pazzi di riforma).
Visto che la nostra città ha sopportanto tanti cambi e distruzioni, mi resta il dubbio di chi a copiato per primo i portici…..purtroppo credo sia impossibile già verificarlo!