I PROBLEMI ANTICHI DELL’ITALIA. PARTITOCRAZIA E STATO CENTRALISTA.
Di Millo Bozzolan
– Questo articolo lo scrissi nel maggio 2013, ma mi sembra, purtroppo, attualissimo:
Da un paio di giorni i dipendenti dei partiti (la squadra più numerosa è nel Pd) non dormono sonni tranquilli: si minaccia la cassa integrazione, dato che la torta del finanziamento si ridurrà. Ma il problema non sono loro, loro sono la punta dell’iceberg, una vera riforma dovrebbe far sloggiare le centinaia di migliaia di “culi d’oro” dalle municipalizzate, dai consigli di amministrazione delle partecipate con capitale pubblico, dalle banche, dalla sanità. Far posto a persone competenti, che facciano bene il loro compito, e non gli interessi della loro banda e “in primis” i propri (tengo famiglia), quella sarebbe la vera rivoluzione.
Accanto alla prima “partitocrazia” , Napoleone invadendo la ricca e pacifica Italia tra il 1796 e il 1797, impose un modello di stato che era l’esatto opposto di quanto la realtà italiana richiedesse: quello centralista, dove un modello uniforme di amministrazione si sostitutiva alle ottime burocrazie degli antichi stati preunitari.
Si creò una elefantiaca e parassitaria casta di pubblici burocrati che, passando indenne tra monarchia sabauda, fascismo, e repubblica democratica, tendeva a piegare lo stato alle proprie esigenze e necessità, invece di servirlo.
Ora si ha la netta impressione che partitocrazia e burocrazia si siano strettamente alleate negli ultimi 60 anni, in un patto scellerato a spese degli italiani, in cui l’inefficienza, l’arbitrio e la mancanza di trasparenza sia la condizione necessaria per perpetuare i privilegi della “casta”, ormai diventata simile a un parassita che infestando l’ospite, lo porta alla morte, incurante di morire a sua volta. Tanto è presa dal compito della distruzione della ricchezza, materiale e morale, della società che la ospita.
Millo Boz
Parole sante!