I VENETI PRIMI, L’ORIGINE DI VENEZIA. comunanza antica tra entroterra e laguna.
di Millo B.
Il cuore della prima Venezia risiedeva nella celebre Altino, il cui porto un tempo si affacciava sulla laguna; i reperti più antichi ne attestano una matrice paleoveneta.
A Sandi (Vettor Sandi, allora celebre studioso veneziano del ‘700, relegato nel dimenticatoio dalla cultura ufficiale, poté acquisire con metodo scientifico una serie di importanti riferimenti storici al tempo in cui il nostro popolo era ancora libero, e la storia propria poteva scriversela da solo) sta a cuore il concetto che tra i nuovi abitanti pervenuti nei centri costieri (che si affiancarono a villaggi e insediamenti più antichi vi erano i maggiorenti delle città già cariche di storia: Padova, Este, Monselice, Altino, Oderzo,Concordia, Aquileia e altri ancora.
Le comunità lagunari dunque, raccolsero nel loro contesto l’eredità culturale di una più ampia e ed antica regione denominata Venetia. In quest’ottica, la futura città di San Marco nasce come crogiolo di antichi centri urbani e come quintessenza di una grande civiltà: quella veneta. –
Partendo da questo fatto, riassunto da Rubini nel primo capitolo di “Giustizia veneta”: sarebbe illogico pensare a una separazione netta di mentalità o costumi tra l’entroterra e la Venezia che si stava formando nella laguna. Nell’entroterra si affermarono le signorie dei duchi longobardi, ma sempre furono avulse dal costume e dalla mentalità dei sudditi veneti dominati, ben separati del resto anche giuridicamente dai dominanti. Il popolo veneto si governò i suoi spazi, attraverso consigli popolari come accadde ai primi veneziani. E anche durante le successive signorie, nessuna di esse poté abolire totalmente i consigli popolari di antica consuetudine venetica, riconosciuti certamente anche in epoca romana, dato l’ampia autonomia di cui godettero i Veneti della X Regio,antichi alleati dei latini.
Basti pensare con quale enfasi a Padova si sottolineò il potere del “Rengo”, dedicando ad esso quel colossale monumento gotico, di straordinaria bellezza, che fu il Palazzo della Ragione. Dove i i veneti “ragionavano” appunto sul destino e governo della città. Non era per niente diverso dal Consiglio dei Nobili veneziani, ma ancora limitato nelle sue potenzialità dal dominio dei Signori locali.
Fu facile, dietro questo solco comune di tradizione, accettare il Dominio veneziano, che in realtà ripristinava per la gran parte il potere degli antichi “renghi”popolari. E sempre i Veneti dell’entroterra, anche in quel terribile 1797,videro in Venezia la garante delle loro libertà, non accettando il pretestuoso conflitto,invocato dai giacobini, che erano molto spesso i discendenti delle famiglie nobili, in genere di stirpe longobarda, che avevano tiranneggiato le città e il contado della terraferma veneta.
Che questi “renghi” fossero una consuetudine antica che accumunava veneti di pianura e veneti di laguna, lo dimostra anche, a volte, la toponomastica: mi viene in mente “Consìo” (leggetelo in veneto, oggi è falsificato in un orribile italiano che ne alterail senso), un piccolo borgo alle porte di Mogliano (Mojan) dove certamente i maggiorenti dei dintorni discutevano nell’Evo antico, del governo della comunità rurale. Non era Venezia di laguna, era però entroterra veneto.
Brano tratto da “Giustizia veneta” di Edoardo Rubini