l’Italia nacque in maniera truffaldina e con patti scellerati.
raccolto da Milo Boz Veneto
Stessa operazione a Napoli, dove il nostro Eroe dei Due mondi, arruolò i capi camorra, per garantire l’ordine pubblico, al posto dei poliziotti onesti ma borbonici, di cui non si fidava. Non parliamo poi del furto con scasso, scialacquato allegramente dell’oro del banco di Napoli e di Sicilia, speso in prebende e spese folli, in un’atmosfera molto dannunziana, effettuato sempre dal Condottiero, tanto da mettere in allarme persino il Farina, incaricato di controllarne le mosse per conto della Real Casa savoiarda.
Quanto all’anima profondamente cattolica dei veneti di un tempo, è una cosa stranota, universalmente riconosciuta, ed era su questo humus che si reggeva la repubblica di San Marco. Diverso fu il sentimento, dopo la tragica fine delle Insorgenze e l’unità dell’Italia, in altre zone, L’Emilia Romagna, sentendosi tradita dal clero alto proprio con l’invasione dei francesi di Napoleone a cui oppose una resistenza mirabile con migliaia di morti, divenne ferocemente anti papalista, socialista prima, poi fascista, poi comunista.
Milo cita l’eccidio di Bronte. Proprio quell’episodio certifica la regia britannica nello sbarco dei Mille. Il principale feudo di Bronte era stato donato anni prima da Ferdinando I di Borbone all’ammiraglio inglese Horace Nelson per il suo intervento contro la flotta francese. Quando si sollevò la rivolta agraria a Bronte, furono proprio gli Inglesi (che in precedenza addirittura avevano arruolato volontari per la conquista del Regno delle Due Sicilie per la vie di Londra) a sollecitare l’intervento punitivo di Giuseppe Garibaldi contro i contadini siciliani, che rivendicavano assegnazioni di terreni. Ed è lo stesso Generale Garibaldi che già il 30 giugno 1860, da Palermo, rassicura il Console Inglese, John Goodwin, facendo scrivere dal Segretario di Stato per l’Interno, Gaetano Daita che «a nome del Dittatore [cioè Garibaldi stesso] si dà l’onore di far conoscere al Sig. G. Goodwin, console di S. M. Britannica in Sicilia, che si son date oggi stesso energiche disposizioni perchè non avvenga il menomo inconveniente, abuso o pregiudizio del diritto e delle proprietà di Lady Nelson, Duchessa di Bronte, e coglie questa occasione per esprimere i sensi della più distinta considerazione».
Accampato nella fiumara di S. Filippo, nella vicina periferia sud di Messina, senza minimamente appurare i motivi e le cause che avevano portato all’aggravarsi della situazione a Bronte, più per tutelare gli interessi dei possedimenti inglesi che per ragioni di ordine pubblico, il Dittatore dà ordine al suo fidato luogotenente Nino Bixio, di stanza a Giardini, di recarsi immediatamente a Bronte e di reprimere la rivolta.
Contro le rivendicazioni dei Brontesi l’eroe degli immondi scelse quelli impropri dei cittadini inglesi. Una rivolta, sollecitata e tesa all’attuazione della rivoluzione garibaldina, fu così soffocata dagli stessi capi garibaldini.
Gli inglesi avevano aiutato Garibaldi in tutta la preparazione ed esecuzione della conquista piemontese della Sicilia (orchestrata dalla Massoneria britannica e piemontese): alle navi della flotta inglese, ormeggiate nel porto di Marsala, era stato impartito l’ordine di favorire lo sbarco dei garibaldini, che così si effettuò in modo tranquillo ed incruento: davanti ad esse le truppe borboniche non osarono fermare lo sbarco, perché a Marsala gli italiani sbarcarono su un tratto di costa proprietà degli Inglesi.
Da: http://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601a.html