IL BUCINTORO IL VANDALISMO FRANCESE E GLI STRAFALCIONI in FBOOK. GIGIO ZANON FACEVA CHIAREZZA
la Redazione
Mi è capitato di leggere nei tempi passati in fbook, l’ennesima corbelleria, che suona offesa alla memoria più cara dei Veneti, i quali hanno ben chiaro a chi imputare la distruzione della più bella imbarcazione del mondo dell’epoca. Secondo l’autore della nota, non furono i francesi, per mano del vandalo Napoleone, a volerne la distruzione, ma bensì la municipalità giacobina veneziana.
Che quest’ultima fosse un’accozzaglia di tanto pericolosi quanto inconcludenti personaggi, lo sappiamo, tanto è vero che il Foscolo, membro della congrega, propose l’incendio di Venezia per non lasciarla nelle mani austriache, ma che potessero metter naso sulla decisione della distruzione del Bucintoro, è una favola che non ha nessun senso.
Il Bucintoro faceva parte dei beni dello stato veneto, di cui disponeva a piene mani l’esercito francese e Napoleone stesso. il quale si impegnò a distruggere ogni simbolo dell’odiata Repubblica aristocratica, di sua spontanea volontà ed iniziativa. tanto ne godette, che si fece inviar ele ceneri delle strutture incendiate a Milano. ecco quanto scrive Gigio Zanon in proposito.
Allora. Napoleone ha dato ordine ai suoi generali di trasportare in francia TUTTO quello che c’era in Arsenale. TUTTO! Navi in costruzione o costruite, armeria completa di cannoni e munizioni, ecc. ecc. Le navi che potevano galleggiare e prendere il mare trainavano quelle non finite e le altre distrutte a terra, sugli scali, nelle darsenene nelle tese: insomma fare tavola rasa.
Il Bucintoro era nella sua tesa “Casa del Bucintoro” e doveva essere trasportato in francia anche quello. Però trovare 150 vogatori e una cinquantina di marinai in quei momentio era impossibile. Lo hanno fatto mettere in aqcua e trainare dietro a S. Giorgio – dove i francesi già stavano colando tutti gli ori del tesroro di S. Marco, e tutto quello che avevano potuto rapinare – per iniziare a smantellare le staue per ricavarne la foglia d’oro zecchino che le ricoprivano. Ci impiegarono circa venti giorni, e quindi vennero bruciate.
Rimase solo lo scafo, che utilizzarono come prigione per quelli che gridavano ancora “Viva S.Marco”!!! A dicembre gli austriaci presero possesso di Venezia, e i francesi tentarono anche di bruciare lo scafo, ma non ci riuscirono. Così gli austriaci lo riadattarono prima a prigione, poi come pontone galleggiante alla bocca del porto fornendolo di cannoni. Al ritorno dei francesi, venne bruciato del tutto e finì così una prestigiosa nave che avrebbe potuto essere un museo galleggiante di intarsi, statue, intagli, ecc. ecc.
La municipalità non centrò nulla, se non qualche caporione come il Zanchi e lo Spada che parteciparono … agli utili! Napoleone provvide perfino a far restringere la porta acquea della tesa del Bucintoro, così come la vediamo ancor oggi, con lo scopo che non potesse essere riutilizzato lo scalo. Nella parete d’ingresso alla tesa dalla parte di terra, ancor oggi si possono vedere i mascheroni dove si passavano le funi per l’alaggio, oltre che alla porta monumentale.