IL CASTELLO DI BRESCIA – parte finale
di Gualtiero Scapini.
Nella seconda metà del Cinquecento, con il ritorno della Serenissima e la stabilizzazione confine con il Milanese, cambiò la situazione strategica della Lombardia Veneta. Venezia decise di ristrutturare totalmente le difese di Bergamo, ricostruendone l’intera cinta muraria. Quanto a Brescia, fu deciso di procedere a ulteriori miglioramenti del colle Cidneo per colmare i difetti emersi durante la guerra, come l’ampliamento della Strada del Soccorso già citato. Nel 1588 fu costruita una nuova cinta bastionata esterna a quella viscontea: furono realizzati i baluardi di San Pietro e San Faustino, con al centro il forte baluardo di San Marco. La fortezza fu anche dotata di edifici per il deposito delle vettovaglie, (il Piccolo e il Grande Miglio), di forni, caserme, edifici religiosi, cisterne e polveriere.
Le postazioni da fuoco furono sistemate lungo le mura, alcune protette da robusti parapetti chiamati merloni, altre collocate su piazzuole rialzate al di sopra dei baluardi, denominate cavalieri. Progettisti dell’intera opera furono il Lorini e il Savorgnan. In seguito allo spostamento sull’Adda della linea di conflitto con Milano e la conseguente concentrazione degli sforzi difensivi su Bergamo, in questo periodo terminò la importanza strategica del castello, che non sarà mai più coinvolto in alcuna attività bellica. Iniziò così una lenta decadenza dell’imponente fortezza, accelerata dell’esplosione di una polveriera avvenuta nel 1747.
Dopo la caduta della Serenissima, sotto il nuovo dominio francese il castello non subì migliorie e fu utilizzato come prigione e caserma: stessa sorte ebbe poco dopo, sotto il dominio austriaco. Nonostante tutto ciò, il Cidneo si dimostrò ancora un ottimo punto di difesa e di attacco. Nel 1849, durante le Dieci Giornate di Brescia, il popolo bresciano insorse contro l’occupazione austriaca e rifiutò di pagare le sanzioni per il mancato sostegno all’Imperial Regio Governo durante la prima guerra di indipendenza. A differenza di altre città, a Brescia non vi erano state precedenti sollevazioni plateali, ma solo piccoli disordini, con la richiesta di formare la Guardia Civica e alcuni assembramenti di gruppi filo-indipendentisti guidati dallo Zanardelli.
Allo scoppio della guerra non vi era stata nessuna rivolta e l’allontanamento delle truppe dalla città era avvenuto in maniera pacifica, perciò i bresciani non intendevano pagare alcuna sanzione o risarcimento all’amministrazione austriaca. La sollevazione avvenne perché i mazziniani non ritenevano vere le notizie giunte dalla campagna, che a Novara i piemontesi erano stati sconfitti. Rifiutandosi di accettarne la veridicità i mazziniani incoraggiarono un migliaio di cittadini armati a proseguire nella resistenza. I soldati austriaci asserragliati nel castello bombardarono la città nell’attesa dei rinforzi in arrivo da Mantova. Dopo dieci giorni di combattimento la città fu riconquistata dalle truppe austro-ungariche, grazie all’arrivo di truppe fresche comandate dal generale Julius Jacob von Haynau, penetrate nella fortezza ancora una volta dalla Via del Soccorso.
ETÀ CONTEMPORANEA
Nel 1859, dopo la seconda guerra d’indipendenza, il castello fu utilizzato ancora come carcere militare. Qualche tempo dopo il Comune acquistò il colle e fu dato il via all’opera di restauro, che portò lentamente alla scomparsa dell’aspetto militare della fortezza rendendola molto più simile a quello attuale, centro di svago e sede di eventi pubblici della città. Nel 1904, per iniziativa di Dominatore Mainetti, presidente della Camera di Commercio di Brescia, e di Federico Bettoni Cazzago, sindaco della città, fu organizzata al suo interno l’Esposizione Industriale Bresciana, evento economico di altissimo rilievo, inaugurata personalmente dal Re Vittorio Emanuele III. Per l’occasione si organizzarono importanti spettacoli folcloristici e diverse gare sportive e furono eretti alcuni padiglioni provvisori per ospitare gli espositori. Il castello fu bardato con un interessante rivestimento provvisorio in stile Liberty, sotto la direzione dell’ingegnere Egidio Dabbeni, e fu collegato a corso Zanardelli con una tramvia elettrica.
Nell’agosto 1909 fu sede di un’altra esposizione, dedicata all’energia elettrica, e organizzata dall’ASM Brescia che poche settimane prima aveva ottenuto l’affidamento della produzione e della distribuzione della corrente in città. In seguito il castello fu recuperato come area pubblica per iniziativa della Giunta del sindaco Girolamo Orefici. Divenne sede del Museo del Risorgimento locale, ospitato nelle sale del Grande Miglio, e del Museo di Scienze Naturali al quale fu presto annesso il giardino zoologico. L’area al di fuori dei bastioni divenne un parco urbano.
Oggi il castello ospita il Museo del Risorgimento, il Museo delle armi Luigi Marzoli, con armature e armi del periodo medievale, la Specola Cidnea e due ampi plastici ferroviari. È possibile visitare gli ambienti interni e nascosti della fortezza grazie a visite guidate dalla Associazione speleologica bresciana, che per anni ha condotto esplorazioni di passaggi e condotti, riportando alla luce percorsi ormai dimenticati