IL CONSENSO POPOLARE A SAN MARCO, ALLA VIGILIA DEL TORNADO NAPOLEONE.
Di Alvise Zorzi
Non si deve credere che le classi dirigenti e le borghesie cittadine fossero tutti scontenti: i margini del consenso rimangono larghi fino all’ultimo, nobili e borghesi integrati nel regime veneziano sono in maggioranza anche se, come è ovvio, il dissesns si fa notare di più e si accentua col diffonersi delle “idee rivoluzionarie di Francia”.
Villani e proletariato urbano sono marcheschi più che mai e lo rimarranno fino all’ultimo… Nella mente degli umili Venezia rappresenta comunque il luogo, sia pur remoto, della giustizia suprema. C’erano le visite periodiche dei sindaci inquisitori che rivedevano le bucce ai rettori e ai loro funzionari amministrativi e giudiziari.
C’era il potere temuto e silenzioso che, quando colpiva, colpiva inesorabilmente in alto. Gli storici improvvisati che parlano, a proposito dei contadini del Nord Est, di Inquisitori di Stato e Piombi, sbagliano strada: i Piombi erano per le classi superiori, i compagni di Casanova, all’infuori della spia Soradaci, erano tutti nobili, gli Inquisitori di Stato avevano giurisdizione sulla nobiltà e nulla poteva dar maggior soddisfazione agli sfruttati villani del vedere il signor conte e il signor marchese, o anche il N. H. loro padrone abbassare le orecchie davanti al temuto Tribunale supremo o addirittura sparire nei camerotti dei Tre. Nei quali il popolino vedeva la propria difesa di fronte alla sopraffazioni della nobiltà.
Ai tempi della battaglia parlamentare in Maggior Consiglio sulle attribuzioni del Tribunale Supremo, la plebe che ne attendeva l’esito aveva acclamato entusiasticamente la vittoria dei sostenitori degli Inquisitori di Stato.
Per quanto esaurita, la classe nobile veneziana era, fu aperta fino all’ultimo al rinnovamento, basterebbe citare la figura di Andrea Tron, che portò nuove tecniche a Valdagno per la produzione del tessile, importando macchinari innovativi dall’Inghilterra e aprendo la sua fabbrica a tutti gli imprenditori che volevano imparare.
Ciò che tanti hanno detto, compreso chi scrive, sul comportamento della classe dirigente veneziana alla fine della gloriosa e lunga vita del Leone, andrebbe rivisto in maniera profonda.
Chi poteva prevedere che sullo scenario italiano prorompesse una forza irresistibile come quella di Napoleone, uomo del Destino che trascinava una armata di scalcagnati contro i più navigati generali dell’impero asburgico e li batteva invariabilmente? Nel giro di pochi anni il mondo del Nord Est viene sconvolto veneziano viene sconvolto. La Repubblica aveva scelto, per sua disgrazia, la neutralità disarmata.