IL GIARDINO INCANTATO DI VILLA BARBARIGO A VALSANZIBIO.
fonti web
Villa Barbarigo, Pizzoni Ardemani è una villa veneta costruita a Valsanzibio di Galzignano Terme nel Seicento, su commissione del nobile veneziano Francesco Zuane Barbarigo. Il parco della villa di Valsanzibio copre un’area di 15 ettari ed è un raro esempio di giardino simbolico seicentesco, che presenta un complesso sistema di fontane tutte funzionanti.
Le notizie più antiche attorno al sito su cui sorge la villa risalgono alla metà del Quattrocento, allorché il padovano Giacomo Scrovegni vendette al veneziano Ludovico Contarini “di San Paternian” una gastaldia esistente in loco.
In effetti, in una mappa del 1570 vi viene rappresenta una corte fortificata, proprietà di Pietro Contarini. Già da qualche decennio le era annesso un giardino, citato nel 1539 dall’astronomo Alessandro Piccolomini come locus amoenus; nello stesso periodo si ha anche notizia di una peschiera.
Nel 1588 i Contarini cedettero il complesso a Piero Michiel e a Nicolò Ferro; fu quest’ultimo ad avviare lo sviluppo della villa. Alla sua morte, nel 1619, il complesso venne ereditato dalle famiglie Barbarigo e Michiel Barbarigo.
Dopo la morte prematura di Francesco Zuane Barbarigo, i lavori si protrassero per sette anni fino al 1669, grazie al figlio Antonio Barbarigo, procuratore veneziano, e dal primogenito Gregorio (che diventerà prima cardinale, poi santo), secondo il progetto dell’architetto e fontaniere pontificio Luigi Bernini. Agli anni 1619-1623 risale la costruzione dell’asse est-ovest del giardino attuale, mentre l’asse nord-sud fu realizzata nel 1664-1665.
La villa, di struttura semplice, era un tempo raggiungibile tramite canali anche da Venezia, attraverso la Valle di Sant’Eusebio, da cui la località prende il nome.
Giardino
Il giardino contiene ben settanta statue con motti didascalici incisi sul basamento, eseguite da Enrico Merengo, tra cui si ricordano la personificazione del Tempo, Endimione, Argo, Tifeo e Polifemo. Il parco è percorso da sentieri conducono alle fontane (in tutto sedici, tra cui quelle dei Fiumi, di Eolo, dei Venti), al labirinto in bosso, a laghetti, peschiere, ruscelli e giochi d’acqua, alla galleria dei carpini e a piccole costruzioni.
Vi sono circa 800 piante, tra cui diverse specie arboree piuttosto rare: in particolare, si contano 24 varietà di conifere, 16 di alberi a foglia perenne, 24 a foglia caduca e altri tipi di arbusti.
Il giardino della villa è stato recentemente insignito del premio internazionale “Il più Bel Giardino d’Europa“.
L’itinerario, che simboleggia il cammino dell’uomo verso la Salvezza, ha inizio dal monumentale ingresso,
un’elegante costruzione su cui spiccano pregevoli bassorilievi e statue, come quella di Diana-luna, la dea della natura e degli animali selvaggi, votata a mutamenti e prodigi.
Il percorso prosegue entrando nel giardino, fino a raggiungere l’arco di Sileno, da qui costeggiando la peschiera detta “Bagno di Diana”, la Fontana dell’Iride e la Peschiera dei Venti si giunge al labirinto geometrico, che rinvia ad un episodio legato alla vita di San Gregorio Barbarigo. Questo labirinto in bosso, con un percorso di 1500 metri, rappresenta uno dei più estesi labirinti
dell’epoca tuttora esistenti.
In prossimità della Fontana della Pila, il cammino continua imboccando a destra il Gran Viale affiancato dall’Isola dei Conigli, una delle rare garenne ancora esistenti, rappresenta l’immanenza, nonché la condizione caratteristica degli esseri viventi racchiusi entro i confini spaziali e temporali. Giustapposta all’isola e al di là del Gran Viale si trova una maestosa statua raffigurante il Tempo, che ha interrotto il suo volo attraverso lo spazio: ciò simboleggia la trascendente condizione dello spirito umano.
Procedendo tra statue e fontane che delimitano anche simbolicamente Isola e Tempo si giunge alla scalinata delle Lonze, che richiama i versi dell’Inferno dantesco, contrassegnata dal sonetto che illustra i significati del giardino a livelli diversi. Si perviene così alla meta finale del percorso simbolico, la Fontana della Rivelazione, coronata dalle otto allegorie delle prerogative del giardino stesso e del suo signore. Il giardino si unisce, infine, come in un ideale “continuum naturale”, al Monte Gallo, attraverso un suggestivo filare di cipressi.