IL GIOCO A VENEZIA
Simonetta Dondi dall'Orologio
Il gioco d’azzardo è antichissimo e sempre si è proibito, ma Venezia fa sempre eccezione!
Il primo casinò a gestione pubblica, quindi autorizzato, venne istituito dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1638.
Quindi un’avanguardia della Repubblica Veneziana: Legalizzare un “vizio” è la migliore forma per controllarlo e, allo stesso tempo, utilizzarlo per un beneficio economico, base della vita della Repubblica stessa.
Infatti qui la popolazione ha sempre avuto una grande inclinazione al commercio, uno spiccato senso degli affari e anche un’attitudine ad “azzardare”, non solo per lavoro ma anche per diletto.
Una citazione del gioco d’azzardo, possiamo dire che leggendaria, è legata alla concessione fatta dal Doge Sebastiano Zani nel 1172 a Niccolò Barattieri, ingeniere, che era appena riuscito a erigere in Piazza San Marco le due enormi colonne tuttora prospicienti al Bacino.
Il Doge come ricompensa per l’opera effettuata, concesse al Barattieri un’autorizzazione speciale perchè si potesse giocare d’azzardo senza incorrere in alcuna pena proprio nello spazio tra le due colonne, sotto il Palazzo Ducale, sede del Governo…nei secoli successivi, nonostante i divieti, in Laguna si è sempre giocato moltissimo, sia con i dadi che con le carte, arrivando perfino a scommettere sulle elezioni del Doge.
Solo nel 1638 finalmente si’inaugura il Ridotto Pubblico, il casinò, che restò aperto senza interruzioni fino al 1774, funzionava solo durante il Carnevale, che a quei tempi durava mesi e attirava a viaggiatori e curiosi da tutto il mondo.
Solo i nobili potevano essere i “croupier” erano gli unici a poter gestire il banco e dovevano di conseguenza esibire la toga, il simbolo del loro potere, essendo questa la veste ufficiale dei patrizi.
Il Ridotto era a San Moisè, un palazzo che sempre, dopo la chiusura del 1774, si è dedicato ad attività ludiche.
La iconografia è anche quella una testimonianza che era un luogo effervescente e dinamico, la maschera era obbligatoria, solo i “croupier” erano obbligati a stare con il volto scoperto.
Possiamo vedere quindi che la Repubblica di Venezia ha sempre avuto il bisogno per sopravvivere di esercitare un forte controllo sociale e quindi consentiva anche le trasgressioni ma semppre cercando di tenere le redini in mano, evitando ad esempio che si creassero contrapposizioni o antagonismi, sempre per il bene di tutti……..