Il Ponte dei Sospiri, tra storia e leggenda.
Quando si parla di Venezia, città bellissima e ricca di splendidi angoli che non tutti sanno scoprire, il pensiero comune corre solo ad alcuni luoghi famosissimi. Probabilmente non c’è coppia che non abbia mai sognato di passare sotto il ponte del Sospiri, in gondola in compagnia dell’ amato/a. L’origine del ponte ha invece motivazione per nulla romantica, se si pensa che fu voluto per tradurre i carcerati dalle Sale della Giustizia di Palazzo Ducale alle celle di detenzione delle prigioni. Dopo l’incendio del 1577 che danneggiò gravemente Palazzo Ducale, si dovette procedere alla ricostruzione e per ospitare le prigioni, si decise una nuova collocazione, sulla riva di fronte del Rio di Palazzo.
La costruzione delle Prigioni nuove si dimostrò (per l’epoca) una soluzione davvero moderna perchè creava celle più ampie e un ambiente, per quanto possibile, meno tetro e insalubre. Inoltre, fu il primo edificio in tutta Europa ed essere riservato esclusivamente alla detenzione.
Le prigione nuove furono usate anche dai francesi e dagli austriaci e dagli italiani, vennero dismesse solo nel 1919.Per collegare il carcere con le Sale riservate alle varie Magistrature, il doge Marino Grimani ordinò l’edificazione di un apposito ponte, che fu realizzato nei primissimi anni del ‘600 da Antonio Contin.
Il ponte, in pietra d’Istria, è in stile barocco, al centro porta lo stemma del doge Grimani. Posto al primo primo piano, pensile e tutto chiuso, composto da due stretti corridoi separati, garantiva la massima sicurezza contro ogni tentativo di fuga.
Dal ponte, attraverso le piccole finestre di pietra traforata, è possibile vedere da una parte il Ponte della Paglia, l’isola di San Giorgio e la laguna, dall’altra il retro di Palazzo Ducale e il Ponte della Canonica. Guardando il ponte dall’esterno si nota una raffigurazione della Giustizia.
Si dice che a dare al ponte il nome con cui è famoso, sia stato Lord Byron, poeta inglese costretto a fuggire dalla madrepatria a causa di debiti e scandali. Per alcuni anni aveva soggiornato a Venezia, rendendosi protagonista di molte chiacchierate avventure. Con le sue opere contribuì ad alimentare la leggenda nera e in buona parte infondata che circonda Venezia.
Attraverso le finestre traforate del ponte, i prigionieri avrebbero visto per l’ultima volta il cielo e la laguna, prima di essere incarcerati a scontare la loro condanna, sospirando la libertà perduta.
Era un palagio, e un carcere; e dall’onda
Scorgeane gli edifizi ergersi, come
Per magica virtù. Lor negre penne
Stendon mill’anni e mille a me dintorno,
E a que’ tempi remoti una morente
Gloria sorride, allor che stupefatte
Dell’alato Leon vedean cotante
Vinte contrade i monumenti e i marmi;
Quando Vinegia gloriosa, il trono
Posto sulle sue cento isole avea.
(Lord Byron, Il Pellegrinaggio del giovine Aroldo, Canto IV , 1)