IL RITO DEL FIDANZAMENTO NEL COSTUME POPOLARE VENETO
L’intero sistema dell’abbigliamento era coinvolto nei rituali che accompagnavano il passaggio nuziale a partire a partire dalla preparazione della dota. La promessa era resa visibile da un nastro di seta nei capelli della ragazza, nel Feltrino, ad esempio, e altri segni distinguevano la nubile dalla sposata, come il fazzoletto di seta annodat0 sulla nuca invece che sotto il mento nei colli Euganei, un solo tremolo nei capelli invece dei molti successivi alle nozze a Cortina.
Gusele, tremoli, guselon, spadini e pirli (gli orecchini tradizionali a forma di fuso) erano dono di fidanzamento anche nei pressi di Alpago, il curarecie (il nome indicava la seconda funzione assolta dallo spillone da testa) lo era a Chioggia; nel trevisano erano le mortesine, gli anelli a fascia con l’immagine della morte, che una volta, prima dell’anello d’oro, i giovanotti davano in pegno alla promessa sposa. Ma l’intero ciclo del fidanzamento era scandito dal dono dei gioielli, e al simbolo si agiungeva l’altro, importante, dell’investimento economico per le donne; gli ori si trasmettevano infatti, in genere, per via femminile. Marcesio Barzolle ci raccontava:
” Quando dai replicati discorsi risulta che essi si intendono bene, il giovane dona alla tosa una vera o un annelletto, il più delle volte con impresso un crocefisso. Questa pratica si chiama ‘invercolare‘ la tosa, cerchiarla,porle il cerchio, e la tosa ‘invercolada’ deve marcatamente preferirlo rispetto agli altri tosi. Passato qualche mese, continuando le buone relazioni, il padre del toso farà domanda della mano di lei, per conto del figlio, al padre della tosa, sempre, si intende, in ostaria. -come afferazione del concluso accordo, il padre dello sposo consegna al padre della novizza ed a quest, la cosi detta caparra, al più Lire cinque, col quale denaro la novizza si compra la stella d’oro, che infilata in una fettuccia di velluto, si stringe al collo e pende ben stretta, davanti.”
Gian Paolo Gri, il costume popolare veneto.