Di Millo Bozzolan
UN ESEMPIO DI RICOSTRUZIONE STORICA. Un dalmatino illico di inizio ‘700. Il beretto in panno rosso e le penne a lato, in genere in numero di tre, indicanti la Trinità cristiana, ci indicano che lui cristiano, in territori “infiltrati” da mussulmani. Le calzabrache e il gilet sono in lana blu, colore etnico dei dalmatini, la fascia in vita nasconde il cinturone di foggia particolare da me esattamente ricostruito, che serviva per le pistole (molto spesso più di una) e il caratteristico pugnale, col manico di osso di agnello.
Gli alamari gialli, piuttosto corti, verso fine ‘700 divenivano più lunghi e già questo a un esperto, indica l’epoca dell’abito. Camicia di tela spessa, o lino. quasi priva di colletto. Una “cravatta” (il nome è un derivato del termine ‘ala covata’ ed è divenuto sinonimo di cravatta moderna). E’ privo di giberna, sostituita da una “tasca” in tela molto grezza, per le munizioni rappresentate da cartucce già confezionate e magari palle sfuse di scorta).
La presenza degli alamari richiama a un militare, probabilmente è una craina (milizie venete territoriali come le cernide di Terraferma), con una veste rudimentale. Erano previste uniformi in panno rosso e verde, ma in realtà nella prima metà del ‘700 in specie, ogni reparto era molto arrangiato.
Caratteristica la mantella rosso cremisi, proprio anche agli oltremarini e gli stivaletti in pelle naturale, che erano alternati con le caratteristiche “opanke”, scarpe traforate, tenute assieme da lacci in pelle.
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