IL VERO SIGNIFICATO DEL DOGE IN GINOCCHIO DAVANTI AL LION, ce lo spiega Edoardo Rubini in un bellissimo articolo.
Caro Francesco,
mi segnali un particolare a me noto da tempo, ma devo dire che – pur nella grande rilevanza del tema – a ben pochi è noto quale fosse l’originaria distribuzione dei Leoni Marciani in piazza, almeno di quelli principali, voglio dire.
Così pure, non si sa intendere il loro significato.
La Veneta Serenissima Repubblica sistemò le statue di 4 grandi Dogi (forse connesse alla costruzione dell’opera stessa che li riproduceva, così come si vedono le armi gentilizie del Doge Cicogna sul ponte di Rialto da lui costruito e quelle dei tre magistrati che avevano fatto costruire ogni singolo ponte e ogni pozzo, persino le Prigioni Nuove).
Tali statue erano un gruppo scultoreo: il Doge è inginocchiato davanti al Leone.
Un tempo la lettura del simbolo era immediata, mentre oggi ci si confonde le idee. C’è chi scrive che il Leone rappresenta lo Stato, ma non è così.
Lo Stato è rappresentato dal Principe.
Nel linguaggio antico, prima del materialismo settecentesco, infatti, la parola “Stato” si usava poco, a loro quel termine richiamava una cosa inanimata, un apparato (come in effetti ora è, nei malnati stati
liberali).
Per dire “Stato” dicevano “Principe”.
Oggi tutti credono che il Doge indicasse una certa persona, ma per loro la persona, per quanto celebre e potente fosse, non valeva in quanto tale (come invece sarà con l’individualismo liberale, che celebra sempre ciò che è umano, un tempo sinonimo di imperfezione, peccato, vacuità, ecc.).
Il Doge, dunque, nella statua rappresenta lo Stato.
Egli si inginocchia davanti a qualcosa di immensamente più grande di lui: il Leone di San Marco.
Lo stesso concetto di Leone di San Marco evidenzia due aspetti, nessuno dei quali è materiale, ma
entrambi hanno natura spirituale.
San Marco è il Vangelo, quindi denota lo Spirito Santo, la presenza di Gesù Cristo.
Il secondo aspetto di San Marco è la Patria Veneta: ma anche questo aspetto non rimanda ad un concetto
materiale di gruppo nazionale, ma spirituale, cioè il legame con i Padri.
La Patria intesa come legame mistico su cui si incardina tutto il resto: la discendenza, l’appartenenza al
territorio, l’identità, la cultura nazionale, la propria libertà sulla propria terra, la terra stessa.
Il Leone è lo Spirito Nazionale, inteso nel contempo come Dio e Patria.
Passiamo a vedere come la Repubblica aveva distribuito i gruppi marmorei del Doge inginocchiato davanti al
Leone.
1. Michele Steno collocato sulla Facciata del Molo;
2. Francesco Foscari collocato sulla Porta della Carta;
3. Andrea Gritti collocato sulla Facciata della Piazzetta;
4. Agostin Barbarigo collocato sulla Torre dell’orologio.
Tutte queste 4 opere furono devastate dall’azione criminale della Municipalità Democratica provvisoria nel 1797,
con la stessa furia con cui il degenerato potere liberale devasta oggi ciò che resta della Civiltà Cattolica e Veneta.
Il tanto vituperato Regno Lombardo-Veneto (che nei suoi atti ufficiali chiamava i Veneti “Nazione”) ricostruì
due di queste opere in modo integrale, cioè i gruppi marmorei del Doge inginocchiato davanti al Leone di
Francesco Foscari collocato sulla Porta della Carta e di Andrea Gritti collocato sulla Facciata della Piazzetta,
inoltre ricostruì il Leone ligneo rivestito d’oro sulla basilica di San Marco.
Rimane invece – ancor oggi – il buco vuoto del gruppo di Michele Steno collocato sulla Facciata del Molo.
E vengo al gruppo marmoreo di cui parli tu, quello che appare sul quadro del Guardi in allegato.
Di questo, quasi tutti ignorano la vera sorte, c’è chi crede a torto che sia una ricostruzione.
Non è così e ce lo spiega lo storico chersino Luigi Tomaz, che fu anche sindaco democristiano di Chioggia
a suo tempo.
Trovate tutto qua a pag. 122 :https://books.google.it/books/about/Le_quattro_giornate_di_Cherso_12_15_giug.html?id=4sRGAAAAMAAJ&redir_esc=y
Qui la follia rivoluzionaria fu più raffinata: distrusse la statua del Barbarigo e impresse a caratteri di piombo
una frase imbecille, vera passione dei progressisti, che voleva dimostrare che sotto il loro felice regime
ci sarebbe stata solo UGUAGLIANZA, in virtù dell’abolizione della Veneta Nazione e di Dio per decreto.
Per nascondere la frase del libro marciano “Pax tibi Marce, Evangelista meus“, i democratici inserirono a
caratteri plumbei “diritti e doveri del cittadino” (a Porto Buffolé il Leone è ancora in queste condizioni,
proporrei di conservarlo così e non fare l’errore di rimuovere i degni della follia fascista, come quando si è
voluto cancellare tutte le loro scritte, che secondo me sono un documento storico).
Arrivata l’Austria, appena videro lo sconcio giacobino, la scritta plumbea fu rimossa.
Ultimo episodio: forse saprai che nell’ultimo ventennio il Comune ha voluto restaurare l’orologio, con un
intervento controverso di rimessa in opera della sua meccanica.
In occasione del restauro della Torre del bergamasco Codussi, questa repubblichetta di pezzenti non ha
proceduto al completo restauro del Leone, che la Repubblica aveva ricoperto in foglia d’oro… ma ci
penseremo noi, quando saremo di nuovo liberi e potremmo rimettere anche il nostro Doge Agostin al suo posto.
WSM!
Edoardo
ECCO NELL’IMMAGINE AL SEGUENE LINK LA TORRE DELL’OROLOGIO, OPERA QUATTROCENTESCA DEL CODUSSI, CON IL DOGE AGOSTIN BARBARIGO RAPPRESENTATA NEL QUADRO SETTECENTESCO DEL GUARDI, PRIMA CHE LA MUNICIPALITA’ DEMOCRATICA FILO-FRANCESE DISTRUGGESSE LA STATUA DEL DOGE NEL 1797 E IMPRIMESSE LA SCRITTA “DIRITTI E DOVERI DEL CITTADINO” SUL LIBRO MARCIANO, SCRITTA POI RIMOSSA DAGLI AUSTRIACI: http://www.canalgrandevenezia.it/mappa/dipinti/lato-destro-900/d107a-canaletto-piazza-san-marco-la-torre-dell-orologio-1730.jpg