La camera del tormento
di Antonella Todesco
Un tempo a Venezia, in diretta comunicazione con le sottostanti prigioni, esisteva la sede dei “Signori di notte al criminal” detta anche “Camera del tormento”.
In questa stanza i magistrati, per un ordinamento emanato dal Maggior Consiglio nel 1322, avevano l’obbligo di riunirsi dopo la campana di mezzogiorno e restarvi sino al tramonto, per esaminare e giudicare i crimini dei rei accusati di furto, baratto, omicidio e vari altri reati minori.
Gli accusati venivano quindi interrogati e torturati secondo l’usanza del tempo; gli interrogatori avvenivano al buio e probabilmente esistevano a questo scopo piccoli camerotti oscuri di contenimento.
Quando si costruì il nuovo Palazzo delle Prigioni i Signori della notte vi si trasferirono e la vecchia sede divenne di uso esclusivo del Consiglio dei X e degli Inquisitori.
Nei primi anni del XVII secolo si hanno notizie di una nuova camera del tormento ma forse si trattò sempre della precedente, restaurata e rinnovata affinché le pratiche procedessero più rapidamente.
Aumentato il numero dei prigionieri, il Consiglio dei Dieci nel 1508 accrebbe il numero dei camerotti.
Anche gli imputati, i cui reati erano di competenza del Consiglio dei Dieci, condannati a subire gli interrogatori dovevano essere condotti in quella stanza attraverso lunghi percorsi comuni e i segreti strappati ai prigionieri finivano per essere conosciuti da troppe persone. Si rese necessaria quindi la costruzione di una nuova stanza per la tortura che viene denominata in alcuni documenti come “Camera tormenti” o “Tribunal del loco dea Corda” per l’uso che si faceva di questo mezzo di tortura.
La corda costituiva a quel tempo l’arnese di tortura più comune. L’indagato veniva legato in modo che sollevato da terra, alcune parti del corpo gli procuravano pene e sofferenze.
L’uso della tortura venne certamente disposto spesso dai tribunali della Repubblica ma non dovette mai essere particolarmente cruento come in altri luoghi d’Italia o d’Europa anche per il fatto che non si usavano certi metodi come l’uso del fuoco e di metalli roventi.
Il suo uso andò progressivamente diminuendo nel ‘600 per essere completamente abolita nel ‘700.
liberamente tratto da: “Itinerari segreti del Palazzo Ducale” di U. Franzoi.