La chiesa di Santa Maria Zobenigo, o del Giglio a Venezia.
Nel IX° o X° secolo nel sestiere di San Marco, quasi allo sbocco del Canal Grande, sorse una chiesetta dedicata all’Annunciazione di Maria. Secondo l’iconografia classica, la Vergine era rappresentata con l’Arcangelo Gabriele che le presentava un giglio, simbolo di purezza.Da qui la titolazione a Santa Maria del Giglio. A dispetto dell’origine in secoli bui, si presenta come l’esaltazione del barocco.
Fu la famiglia slava Jubanico, venetizzato in Zobenigo, a volerne l’edificazione, per questo motivo la chiesa e il campo in cui sorge sono noti anche come Santa Maria Zobenigo. Elevata a parrocchiale nel secolo XI°, ebbe a patire vari incendi, distruzioni e ristrutturazioni. L’ultima riedificazione è del 1678, a opera dell’architetto Giuseppe Sardi.Il committente era il Patrizio Antonio Barbaro, che offrì l’ingente somma di 30.000 per fare della facciata della chiesa un monumento a gloria sua e della propria famiglia.
Antonio Barbaro, nato nel 1627, Capitano e Provveditore della Flotta di Venezia, volle essere sepolto in un sarcofago al culmine della facciata, sormontato da una statua (di Giusto Le Court) che lo ritrae in armatura e con in mano il bastone cerimoniale a testimonianza del suo grado. Più in basso, ai lati del portale, bassorilievi in pietra d’Istria, le piante delle città dove Barbaro aveva servito la Serenissima: Candia, Corfù, Spalato, Zara, Roma e Padova.
Statue degli altri quattro fratelli, cartigli, putti, corone e stemmi, Gianmaria, Marino, senatore, Francesco, anche lui Capitano della Flotta di e Carlo fiancheggiano il portale, a destra e a sinistra. Tutti circondati da una profusione di putti, navi, armi e cartigli di pietra. In alto, a sinistra, la statua dell’ angelo della Fama,con la tromba, a destra quello della Virtù, che secondo le intenzione del committente, dovevano “Cantare in eterno la gloria della famiglia Barbaro”.Il campanile fu abbattuto nel 1775 perchè pericolante, e mai più ricostruito.
L’interno è a navata unica, arioso e impreziosito da rivestimenti in pregiati tessuti di Bevilacqua.
La chiesa conserva a importanti opere di Vittoria, Morlaiter, Ricci, Zanchi, Tintoretto, Angeli e Jacopo Palma il Giovane, che dopo la morte di Tiziano si presentò come allievo ed erede del Maestro. In una cappella a destra si trova un piccolissimo museo di oggetti sacri ed è racchiuso l’unico dipinto di Peter Paul Rubens a Venezia, la Madonna col Bambino e San Giovannino.
La chiesa di santa Maria del Giglio fu tra quelle che si salvarono dalle soppressioni napoleoniche.