Tra le amiche di fbook ho una brillante signora, che seguo con interesse, dato che segnala sempre articoli della stampa molto attuali. Un po’ però mi fa sorridere la sua cieca fiducia sui principi illuministici e liberali dato che la portano a prendere le distanze da ogni credo religioso, quasi questi fossero tutti uguali.
Dei principi di base, per costruire la società, sono indispensabili, la Religione, da che mondo è mondo, è stata uno di quelli. Ricordo di aver letto un saggio dedicato alla difesa della Laguna, scritto da un Mocenigo alla fine del ‘700, in cui si ribadiva, come del resto aveva fatto Paolo Sarpi un secolo prima, quanto fosse indispensabile che lo Stato (ovvero il Principe) incoraggiasse la Fede Cristiana, per aver dei buoni ‘cittadini’ e nello stesso tempo ci si dovesse ispirasse ai Vangeli per produrre Leggi umane, buone e giuste. “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, ancora oggi è inciso sul marmo nella vecchia sede dell’Avogadoria di Venezia.

la disperata difesa di Famagosta
Abbandonare i principi saldi, immutabili del cristianesimo, significa affidarsi a un relativismo molto pericoloso, che ci porta, già lo vediamo, al disfacimento della società . Non solo, ci pone in posizione di debolezza estrema anche nei confronti di società civilmente arretrate, parlo del mondo mussulmano, che questi principi li rinnegano da sempre e che ora stanno invadendo la nostra Europa ex cristiana, ora agnostica ed esangue.
Il giusto modo era invece quello della Repubblica di San Marco: Fede in Cristo, ma controllo stretto del clero, che come organizzazione composta da uomini, poteva rappresentare interessi terreni e non solo celesti.

Lala Pascià, il carnefice del Bragadin
Noi Veneti nel nostro Pantheon civile abbiamo per fortuna uomini della statuta di Marc’Antonio Bragadin, patrizio veneto che seppe bere l’amarissino calice del suo martirio, con una forza e uno stoicismo che fu ed è d’esempio a tutto l’Occidente -ma non fu l’unico, Paolo Erizzo fu trucidato in maniera atroce da quella belva di Maometto II – e la forza per entrambi, fu la Fede oltre che l’amor di Patria. Un discendente del Bragadin qualche decennio fa, descrisse la sua morte: Egli spirò accennando a una preghiera, il Miserere e invocando il perdono , in nome del Vangelo, sui suoi carnefici.
Viva San Marco, dunque, che non è un glifo pubblicitario, ma un Evangelista che cristianizzò le Venetie.
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