L’ALBA DEI VENETI, NASCE UNA NUOVA CIVILTA’ DA UNA STIRPE GIA’ ANTICA
Nel Polesine alla fine dell’età del Bronzo, intorno al 1000 a.C., si trovavano alcuni dei più importanti centri mercantili del Mediterraneo, collegati all’ambra del Baltico, alla cui lavorazione si accompagna spesso una raffinata produzione metallurgica. A questo periodo della nostra storia corrisponde la diffusione di facies (culture) che si svilupperanno pienamente nel corso dell’età del Ferro. Queste popolazioni sono chiamate Veneti dagli autori classici; originarie della Paflagonia, terra famosa per i cavalli, avrebbero partecipato alla guerra di Troia da dove, sotto la guida di Antenore, mossero verso la penisola italiana e la pianura padana, definita da Polibio la più vasta e fertile d’Europa, caratterizzata dalla presenza di due gruppi collinari, i Berici e gli Euganei. E proprio di Teolo, negli Euganei, è originario lo scrittore che parla di questo popolo: Tito Livio.
«È innanzi tutto abbastanza noto che, caduta Troia, furono sterminati tutti gli altri Troiani; su due di essi, Enea e Antenore, i Greci non esercitarono alcun diritto di guerra, e per un antico vincolo di ospitalità e perché essi erano sempre stati fautori di pace e della restituzione di Elena; (è noto) che, dopo varie vicende, Antenore con gran seguito di Eneti – i quali, cacciati per una guerra civile dalla Paflagonia e perduto sotto Troia il loro re Pilemène, cercavano un condottiero e una nuova sede – pervenne fino alla più interna insenatura del mare Adriatico; (è noto) che Eneti e Troiani, espulsi dagli Euganei abitanti fra le Alpi e il mare, occuparono quella contrada. E Troia fu denominato il luogo su cui essi erano sbarcati la prima volta; onde ha nome di Troia il territorio, mentre le genti sono dette venete.» (LIVIO, I, 1; trad. L.Braccesi)
Con la prima età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) l’archeologia mostra l’esistenza di centri di potere e l’apparire delle élites (aristocrazie), si tratta dunque di comunità governate da capi locali che fondano il proprio potere sulla stirpe di discendenza e sul prestigio militare; già importanti in questa fase sono i centri di Este (Ateste) e Padova. Gli abitati veneti di questo periodo, pur nella loro diversità, presentano una caratteristica comune: l’utilizzo dei corsi d’acqua a scopo di delimitazione e di difesa; “mirabili vie d’acqua”, cui i Veneti dedicano offerte prestigiose, spesso le loro armi.
Molte informazioni sulle usanze e sulla società veneta per questo periodo antico vengono dalle necropoli; enorme importanza assumono i ritrovamenti di Este, in particolar modo quelli provenienti dalle tombe della necropoli in località Casa di Ricovero in via Santo Stefano, recentemente inaugurata e “consegnata” alla città (13 dicembre 2014).
Verso la fine dell’VIII secolo a.C. appare ormai chiaro che il territorio dei Veneti si viene a trovare al centro di circuiti di scambio che coinvolgono da un lato gli Etruschi e dall’altro il mondo centro-europeo: si tratta di scambi che coinvolgevano soprattutto i gruppi dominanti, secondo il meccanismo dei reciproci “doni” tra capi.
«I doni non hanno lo stesso scopo del commercio e dello scambio nelle nostre società più elevate. Lo scopo è prima di tutto morale, l’oggetto è quello di produrre un sentimento di amicizia tra le due persone interessate e se l’operazione non ottenesse questo effetto tutto verrebbe meno.»
(M. MAUSS, Saggio sul dono, p.183)
2 Risposte
[…] il nome. In questi secoli abbiamo reso questa terra ricca e pacifica, come nella nostra indole. Lavoriamo l’ambra del nord e la commerciamo in tutti i paesi. Alleviamo i migliori cavalli che sono ricercati da tutti ed […]
[…] questo proposito ricordo che i Veneti antichi avevano una vasta area di influenza che andava dai colli Berici ed Euganei con le pianure […]