LA ‘SBOBA’ E LE SBORNIE DEGLI SCHIAVONI.
Di Gianna Marcato

dopo il 12 maggio, schiavoni e veneziani tentarono una sommossa, per impedire l’occupazione della capitale da parte francese.
(dal libro “Parlar veneto”) Pare che le due parole più diffuse che hanno lasciato in eredità gli Schiavoni presenti a Venezia riguardino, l’una, una minestra disgustosa (quella delle carceri, della naia, delle colonie, degli ospedali per intenderci), l’altra il fare bagordi senza ritegno, facendo ‘stravizze’ o ‘sdraizza’ come si diceva nel 1500 (da cui deriva oggi il termine ‘stravizio’, ripetendo la parola slava ‘sdraviza’, brindisi. Che siano passati alla storia (almeno a quella della lingua!) i brindisi schiavoneschi non ci deve sorprendere, in fin dei conti molti di loro erano soldati che impressionavano i locali per le loro colossali sbronze. Un po’ come oggi.. quando una portaerei americana è approdata a Venezia e il Gazzettino ha immortalato le bevute dei militari americani, pubblicano per gironi trafiletti e foto in merito.
Per la ‘SBOBA’ … deriverebbe dal termine ‘boba’ ‘fava’ (fava e boba xe tuta na roba, dice un proverbio istriano). Ma chi erano questi Schiavoni che facevano largo uso di boba, in cucina, preparando minestre composte di carne di porco e mangiandole con la ‘cazza’ (il mestolo) ?
Furono così chiamati fin dal VI secolo gli slavi dell’Adriatico (dal latino Sclavi), tanto che alla Croazia si diede persino i nome di Schiavonia e i militari di tale etnia, al servizio di Venezia come truppa scelta, avevano al loro fianco la celebre spada schiavona.