LA ‘SBOBA’ E LE SBORNIE DEGLI SCHIAVONI.
Di Gianna Marcato
(dal libro “Parlar veneto”) Pare che le due parole più diffuse che hanno lasciato in eredità gli Schiavoni presenti a Venezia riguardino, l’una, una minestra disgustosa (quella delle carceri, della naia, delle colonie, degli ospedali per intenderci), l’altra il fare bagordi senza ritegno, facendo ‘stravizze’ o ‘sdraizza’ come si diceva nel 1500 (da cui deriva oggi il termine ‘stravizio’, ripetendo la parola slava ‘sdraviza’, brindisi. Che siano passati alla storia (almeno a quella della lingua!) i brindisi schiavoneschi non ci deve sorprendere, in fin dei conti molti di loro erano soldati che impressionavano i locali per le loro colossali sbronze. Un po’ come oggi.. quando una portaerei americana è approdata a Venezia e il Gazzettino ha immortalato le bevute dei militari americani, pubblicano per gironi trafiletti e foto in merito.
Per la ‘SBOBA’ … deriverebbe dal termine ‘boba’ ‘fava’ (fava e boba xe tuta na roba, dice un proverbio istriano). Ma chi erano questi Schiavoni che facevano largo uso di boba, in cucina, preparando minestre composte di carne di porco e mangiandole con la ‘cazza’ (il mestolo) ?
Furono così chiamati fin dal VI secolo gli slavi dell’Adriatico (dal latino Sclavi), tanto che alla Croazia si diede persino i nome di Schiavonia e i militari di tale etnia, al servizio di Venezia come truppa scelta, avevano al loro fianco la celebre spada schiavona.