LA SCURE GIACOBINA SI ABBATTE SU VERONA INSORTA E SCONFITTA. STRAGI E CONFISCHE.
Il 25 aprile 1797 si chiude così la rivolta: i francesi esigono la resa incondizionata, occupano la città, ne disarmano la popolazione. L’occupazione di Verona, come quella di ogni altra città italiana che si era opposta a Napoleone, comporta lo spogliamento di ogni bene. Sempre Bevilaqua afferma che “[…] occorreva adunque studiare e apparecchiare un piano di saccheggio ordinato e sapiente, una specie di congegno a torchio sotto la cui enorme pressione dovesse spremere la città tutto quanto il succo che potea dare”: centosettantamila zecchini di contributo, la confisca di tutti i cavalli, degli immobili governativi, di cuoi per quarantamila scarpe, di duemila paia di stivali, di dodicimila sottovesti, di quattromila vestiti, di tela per dodicimila paia di calzoni, di dodicimila cappelli e calze sono solo l’inizio — nota lo stesso autore — di questa grande opera “di redenzione franco democratica”; al Monte di Pietà vengono saccheggiati cinquanta milioni, “[…] i musei, le pinacoteche, le chiese, le collezioni artistiche e scientifiche pubbliche e private vennero spoglie di quanto avean di meglio”.Non solo Verona viene derubata dei suoi beni, ma gli occupanti iniziano subito l’arresto dei popolani e dei nobili che avevano partecipato alla resistenza: vengono fucilati nobili, esponenti della borghesia e religiosi, che avevano animato il popolo durante i giorni della guerra ai francesi con prediche di fuoco.
Anche il vescovo mons. Giovanni Andrea Avogadro (1735-1815), che non aveva temuto di affermare la sua fedeltà non solo alla religione ma anche al legittimo governo veneto, per la difesa del quale in più occasioni si era detto pronto alla vendita di tutti gli ori delle chiese, viene inquisito, e con lui molti altri.
Il 17 ottobre 1797, grazie al trattato di Campoformio, il Veneto passa all’impero austriaco e i francesi finalmente abbandonano Verona, dopo aver domato la rivolta e normalizzato una città che così duramente si era loro opposta.
Per approfondire: vedi in genere, Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone. Storia di Venezia, Rusconi, Milano 1979, pp. 483-532; in specie, Enrico Bevilacqua, Le Pasque Veronesi, Remigio Cabianca Libraio Editore, Verona 1897; Alberto Lembo, Prodromi delle Pasque Veronesi e la caduta di Venezia, in AA. VV., Le insorgenze antifrancesi nel triennio giacobino, Apes, Roma 1992, pp. 81-89; e Giacomo Lumbroso (1897-1944), I moti popolari contro i francesi alla fine del secolo XVIII (1796-1800), 2a ed. rivista, Minchella, Milano 1997, pp. 75-99.