L’ASSALTO AL CAMPANILE, NELLA CRONACA DEL CORRIERE DELLA SERA.
10 MAGGIO 1997
L’ assalto si e’ concluso dopo quasi nove ore con l’ arresto dei terroristi. In serata un comunicato e nuove minacce: ” Liberateli “
” Abbiamo occupato piazza San Marco “
Sequestrano un traghetto, poi l’ attacco al Campanile. L’ assedio notturno e il blitz dei carabinieri
L’assalto si e’ concluso dopo quasi nove ore con l’arresto dei terroristi. In serata un comunicato e nuove minacce: “Liberateli” “Abbiamo occupato piazza San Marco” Sequestrano un traghetto, poi l’attacco al Campanile. L’assedio notturno e il blitz dei carabinieri
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA – I rappresentanti del Serenissimo governo veneto a un certo punto si sono trovati assediati da un manipolo di “terroni”: il colonnello della guardia di finanza Claudio Nasta, brindisino; il colonnello dei carabinieri Emilio Borghini, romano; un capitano dell’Arma calabrese; il prefetto Giovanni Troiani, romano; il magistrato, Remo Smitti, procuratore aggiunto di Venezia, barese. L’unico nordista, il questore, Lorenzo Cernetig, triestino.
Ed e’ a quest’ultimo che si rivolge il magistrato: “Ci parli lei, dotto’ – gli suggerisce -. Non vogliamo che pensino a provocazioni”. Erano le 3.30 della notte di ieri. Sopra il campanile di San Marco lucean le stelle, da una cella campanaria della torre da cui, secondo il viaggiatore del XVII secolo Thomas Corvat, si gode il panorama piu’ bello del mondo, garriva al debole vento una bandiera della Serenissima repubblica.
Ai piedi del campanile un gruppo di sudisti “servitori dello Stato centralista e oppressore” batteva i piedi per il freddo umido, meditava sul da farsi e si domandava perplesso davanti a un camper bianco rubato appoggiato alla staccionata che circonda la base della torre e a un vecchio Fiat 690 con improbabile travestimento da blindato bellico: una carnevalata? (siamo pur sempre a Venezia). Una beffa? O un drammatico campanello d’allarme, come avvertiranno ore e ore piu’ tardi commentatori e politici? Interrogativi inquietanti ma inutili. Occorreva decidere.
Ricorda il colonnello Nasta: “E abbiamo deciso. Abbiamo scelto il Gis perche’ il Gruppo d’intervento dei carabinieri a Livorno era il piu’ vicino a noi”. Ore 0.20 – Al punto d’imbarco dell’isola del Tronchetto sta per partire l’ultimo traghetto della linea 17 diretto al Lido. La nave si chiama – e’ destino – San Marco. Il manipolo paga il biglietto (67 mila lire) e il loro camion con rimorchio fra le proteste dei pochi autisti e passeggeri presenti supera la fila e si imbarca per primo.
Uno del gruppo va dal capitano Giovanni Girotto, 55 anni, da 25 a servizio dell’Azienda comunale trasporti veneziani, gli punta un Mab in perfette condizioni: “Portaci in piazza San Marco”. I complici sequestrano i telefonini ai passeggeri. Il comandante cerca di dissuaderli. “Non c’e’ pescaggio, il fondale e’ basso”. “Devi partire, scassa pure tutte le gondole”. Ore 0.40 – Il San Marco attracca a Todaro dove pure non c’e’ pontile.
Il commando usa delle tavole per consentire al portellone di agganciare alla terra ferma. Vengono scaricati il blindato e il camper. Un gruppo di otto turisti francesi, mezzo ubriachi, vede uomini e mezzi occupare piazza San Marco. Corrono all’albergo dove alloggiano e dicono al portiere Roberto Paniccia: “Neppure Napoleone aveva osato occupare la piazza con i carri e voi ci portate i carri armati”. Il portiere chiede perplesso: “Ma quanti bianchi avete bevuto?”.
Ore 0.50 – Scatta l’allarme generale. Due dei terroristi da operetta si asserragliano sul blindato, gli altri piazzano il camper davanti a una porta secondaria del campanile circondato da una palizzata per lavori. Rompono il catenaccio ed entrano nella storica torre. Arrivano 40 carabinieri, 40 poliziotti e 39 finanzieri. “Quasi una par condicio non voluta”, commenta il colonnello Nasta. Ore 2 – Si riunisce l’unita’ di crisi, vengono chiamati il ministro Napolitano in America e il sottosegretario Senisi a Roma. Ore 3.30 – Arriva il magistrato Smitti da San Dona’ di Piave dove abita.
Si opta per l’intervento di forza, mentre il questore comincia a trattare. Si decide di chiamare i Gis, invece dei Nocs della polizia o dell’Atpi (Antiterrorismo e pronto impiego della Guardia di finanza) perche’ i reparti speciali dei carabinieri dalla Toscana possono arrivare piu’ velocemente. Ore 5.30 – Venticinque carabinieri del Gis (cinque gruppi da 5) sbarcano all’aeroporto di Tessera con un G222. Il campanile di San Marco e’ sorvolato senza sosta da un elicottero dei carabinieri di Treviso con dentro tiratori scelti. Molti veneziani si svegliano e pensano a un bis dell’incendio della Fenice. Ore 6.30 – Gli incursori rivoluzionari lanciano un messaggio via Rai e lo ripetono un’ora dopo: “Attenzione.
Il Veneto serenissimo governo ha occupato il campanile di San Marco. Viva San Marco, viva la Serenissima”. Ore 8 – Le forze dell’ordine si muovono. Cinque Gis si arrampicano fino a 99 metri di altezza lungo i tralicci che costeggiano la torre. Il questore avverte gli occupanti: “Arrendetevi, guardate che vi farete male, stanno per intervenire i reparti speciali”. I sei uomini asserragliati ripetono: aspettiamo un ambasciatore speciale, non possiamo arrenderci.
Ore 8.10 – Il sindaco Cacciari chiede di fare un ultimo tentativo. Si riunisce ancora il Comitato di crisi e decide di passare all’azione. Dalla porta principale si lanciano cinque uomini del Gis, dalla cuspide si calano come uomini ragno sospesi nel vuoto da dieci minuti altri cinque loro colleghi. Parte un lacrimogeno. Antonio Barison e’ l’unico degli assediati a opporsi o a cadere durante l’assalto. Di certo si fa molto male: e’ ferito gravemente e ricoverato in ospedale.
Gli altri 5 uomini delle forze speciali danno due botte al “blindato”, lo sfondano e gridano ai due occupanti: “Non fate gli scemi, venite fuori”. Ore 8.45 – E’ tutto finito. Il capitano Girotto da due ore, dopo essersi fatto una camomilla, si e’ messo a letto. Per giustificare il ritardo alla moglie ha detto rientrando in casa poco dopo le 6: “Sapessi che cosa mi e’ successo stanotte”.
L’epilogo. In serata un nono “indipendentista” viene portato nella caserma dei carabinieri di Padova: Giuseppe Segato, “ambasciatore del Veneto Serenissimo Governo”. Ma non e’ finita. Un comunicato di minaccia, firmato dall'”Armata veneta di liberazione”, arriva all’Ansa di Roma. Gli investigatori, pur essendo molto cauti, non ne escludono l’attendibilita’: “Se entro le prossime 48 ore gli otto veneti non verranno rimessi in liberta’, risponderemo alla violenza degli occupanti italiani”. Il testo accenna pure a “sevizie” agli arrestati “da parte di carabinieri ed agenti segreti, tutti di origine del Sud Italia, che odiano la gente del Nord”.
Muscau Costantino
Nella situazione economica in cui siamo, tutti i gruppi veneti dovrebbero unirsi e far si che il veneto ritorni indipendente. L’ assalto al campanile è stata una forma di protesta. Hanno fatto bene.