L’ASSEDIO TURCO A CORFU’: distruggeremo le vostre chiese e ne faremo moschee, la storia non cambia
Di Ecce Leo
Da “ La Fortezza, Corfù 1716” libro/fumetto in stesura….
Il 4 di agosto del 1716 i turchi diedero un vigoroso assalto al Monte Abramo e dopo un sanguinoso e ostinata azione di difesa, furono costretti dal valore dei Veneti a ritirarsi con molte perdite…
Il giorno 5, il Serraschiere Comandante dell’assedio inviò il seguente invito di resa alla Piazza di Corfù, e lo fece recapitare in mano dei Veneti comandanti e capi delle principali milizie dislocate su tutta l’isola …
“ Io sono il Generalissimo del più potente degli Imperatori, il Potentissimo e formidabile Monarca degli Ottomani, il Sultano Agmetb(1) Conquistatore, mediante il giusto Grande Allah, dell’isola di Corfù, a voi che siete il Comandante della fortezza medesima ed a voi direttori principali delle milizie, fò sapere qualmente sono stato spedito da sua Maestà Imperiale per soggiogare la piazza suddetta e liberarla dalla vostre mani, per abbattere le vostre chiese i templi destinati al culto degl’idoli e costruire in loro luogo moschee e tempi d’adorazione.
Per seguire dunque i precetti di vera fede, e le prescrizioni d’uno tra Profeti più glorioso, ed in ordine i Regii Sovrani Comandamenti, sono disceso in questa isola con l’innumerabile e trionfante esercito, e corrono già più di venti giorni che sono in queste parti. Il che forse comprendendo tutti , resterete persuasi che una fortezza , che non è altro che pochi sassi, non sia di dover spargere d’ambo i le Parti tanto sangue, ma mandatemi incontro le chiavi dell’istessa, e soggettarvi alle leggi della Nostra Equità e giustizia.
Non rimettendo poi voi alla ragione, ne avrete voi colpa del peccato. Ecco che io dunque mi trovo sotto le mura di questa Fortezza. E ieri con l’aiuto Divino, si è dato principio a trattar con le armi contro l’istessa. Grazie a Allah il nostro esercito è numeroso, e le previsioni di guerra a gran copia. Siche l’uno come le altre vanno di giorno in giorno aumentando . abbiamo un grosso treno d’artiglieria, ed ottimamente munite le trincee, onde farò cosa possibile, che noi retrocediamo di un sol passo indietro, se non segue, coll’aiuto di Dio, l’acquisto di questa Piazza.
Non vi è noto dell’isola di Candia? Gli ottomani quando vanno in un luogo, non partono se non hanno conseguito il loro intento adunque se così è, rendetevi alla ragione e non diate motivo, che per pochi sassi uniti dagli uomini, si perdano da ambo le parti, tante persone innocenti. E si sparga il sangue di tante creature formate da Dio. Inviatemi le chiavi della Piazza perché le consegni a Sua Maestà Imperiale.
E perché voi poniate in sicuro le vostre sofferenze. O pure soggettar voi, come sudditi dell’istesso mio Monarca. Se poi annuendo a niuna di queste due proposizioni, vorreste impugnar le armi, io sono pronto a combattere avendomi spedito a tal effetto il Gran Signore a questa terra, con tanta milizia artiglieria e munizioni da guerra. Se dite che la vostra Armata è forte e poderosa, o per qual motivo dopo tanto tempo, che si ritrova sotto questa Piazza, per qual motivo non ha combattuto con la colla nostra? Quello che io dico a voi è un ammonimento salutare e per le vostre vite, e per la vostra salvezza e per le vostre sostanze.
Se credete nel Vangelo, va bene se non credete, tardi vi pentirete, ma un tal pentimento a nulla gioverà ad Allah piacendo, mediante la Divina assistenza gli secondi miracoli del nostro Profeta, è possibile anco prendervi con le armi. Partecipatemi qual’e’ la vostra intenzione, perché io possa in conformità di quella regolare le operazioni. Dal resto salute a quelli che seguono la vera strada” (come da originale)
Riunitasi la Giunta di Stato e guerra di Corfù, con il Proveditor Loredan , il Feldmarschall Schulemburgh e tutti general comandanti, consegnarono al Messo le seguenti risposte: la Piazza era ben fornita di soldati, e di munizioni tanto che le avrebbe permesso di difendersi per un lungo periodo. le chiavi l’avrebbero contraccambiate volentieri con quelle di Costantinopoli.
Loro, a difesa della Regione, dell’Onore, e della Piazza, più delle vite, avrebbero sparso e sacrificato tutto il sangue delle loro vene. Le sue minacce non avevano causato nessuna ombra di spavento e terrore e neppure il grande apparato delle armi ottomane li aveva più di tanto impressionati… tornò cosi mesto il Messo al campo ottomano e presentate le risposte al Seraschiere, questi pieno di rabbia e di sdegno, nel seguente 6 luglio, dette i più furiosi e terribili assalti ai monti Abramo e Salvador, sapendo benissimo che il possesso di dette alture gli avrebbero facilitato la conquista delle fortezze e della città…
(1)Trattasi di Ahmed III (in turco : Aḥmed-i sālis); Istanbul, 30 dicembre 1673 – Istanbul, 1º luglio 1736, fu sultano dell’Impero ottomano dal 1703 al 1730.